venerdì 27 maggio 2022

Nei "Vimini freschi" la vita e la poesia

 "Vimini freschi"

(racconti di vita nei circoli della memoria)


La storia della vita è una storia estremamente affascinante. Tutto ha inizio nel momento in cui si viene alla luce. Non si conosce il mondo in cui si andrà a vivere, né cosa ci riserva un’esistenza che si ignora durante sue varie fasi. Di sicuro inizia un cammino, che via via sarà sempre più intenso di episodi, di fatti più o meno piacevoli, di esperienze, di amori esplosivi e spesso tormentati dal dolore quando consumati sono poi dispersi al vento.

Un percorso insomma, da domare attraverso la ragione, il carattere e la fortuna perché no, poiché nella vita anche la fortuna aiuta nelle imprese più pericolose. E tutto questo, al fine di arrivare al giorno in cui la vita ci abbandona con l’unica soddisfazione di poter pronunciare la frase: “Ho fatto ciò che dovevo nella mia esistenza”.

Il protagonista di questa raccolta poetica è un uomo come tanti, un uomo che ha vissuto la sua vita e nella quale ha incamerato tutto quello che ogni essere umano prova e percepisce in vita. Giunto alla fine dei suoi giorni non si rassegna al declino della mente e del suo corpo, e per passare le giornate, crea con l’aiuto di vimini dorati delle belle ceste. Lo fa con passione, con creativa intensità, e mentre lo fa mette in moto i ricordi. 

Sappiamo bene quanto le persone anziane, spesso dedite a queste attività, abbiano sempre tanto da raccontare, soprattutto ai giovani, che spesso si appassionano a queste storie che appartengono a mondi passati e a loro sconosciuti. Parlano di pace, di guerra, di amore e di lotte. Ricordi dicevamo, che ripescano dentro la memoria e che si fondono col lavoro di intreccio dei vimini.

Questa vita inserita, gettata e confusa coi vimini, è racchiusa simbolicamente in un giorno in cui l’alba rappresenta la nascita e la sua infanzia, il meriggio il pieno splendore nel mezzo della  vita, il tramonto lo scemare lieve del corpo e della mente e infine la notte, dove egli potrà solo narrare cosa rimane dopo la morte. Tutto questo con versi che descrivono una poesia che è imago picta, Immagini dipinte attraverso le parole.

"Vimini freschi" (PAV Edizioni 2022) può essere acquistato qui, oltre che sui vari canali di vendita on line


lunedì 2 maggio 2022

Immagini e luoghi di un romano Cesare Pavese

 Una corsa dentro la poesia del 900


Con la terza poesia di Cesare Pavese, si chiude il nostro ricco viaggio dentro la poesia del 900. Ho scelto per l'ccasione una poesia che Pavese scrisse nel marzo del 1950 e che dedicò, come molte altre sue composizioni a Constance Dowling, l’attrice americana della quale si era perdutamente innamorato e che tanto lo fece soffrire, tal com’era fortemente animato da una passione quasi incontrollabile.  

Con “Passerò per Piazza di Spagna” - questo il titolo della sua poesia – egli collega con naturalezza  immagini romane, in particolare quella di una delle piazze più belle della capitale, a sensazioni nate in quella circostanza e convergenti verso la speranza di riuscire a contenere la mancanza della sua amata, nell’illusione, di incontrarla magari lì, proprio in quella piazza di fiori e colori. 

Ma leggiamo insieme questa splendida poesia:  


Sarà un cielo chiaro.

S’apriranno le strade

sul colle di pini e di pietra.

Il tumulto delle strade

non muterà quell’aria ferma.

I fiori spruzzati

di colori alle fontane

occhieggeranno come donne

divertite. Le scale

le terrazze le rondini

canteranno nel sole.

S’aprirà quella strada,

le pietre canteranno,

il cuore batterà sussultando

come l’acqua nelle fontane –

sarà questa la voce

che salirà le tue scale.

Le finestre sapranno

l’odore della pietra e dell’aria

mattutina. S’aprirà una porta.

Il tumulto delle strade

sarà il tumulto del cuore

nella luce smarrita.

Sarai tu – ferma e chiara.

 

Cesare non nasconde certamente una volontà precisa: quella di poter intravedere tra le persone, la fontana e le scale di Trinità dei Monti, quel volto e quella donna che egli adora, e che gli sfugge di continuo. 

La cerca tra le rondini, il sole e la pietra. La immagina e la desidera nello scrutare l’antica piazza. E proprio in quest’angolo di Roma, egli colma questo vuoto, e lo fa saziando le sue emozioni con le luci, con i colori e con la tiepida atmosfera che solo una città dall’antico calore riesce ad erogare e a fare percepire. Nel cuore del poeta l’assenza della sua amata è colmata con la ritrovata armonia tra lui e la città in un connubio di reciproco scambio di emozioni.