domenica 14 luglio 2024

Colore e cuore, il connubio vincente nella pittura di Giuseppina Marrocchino

Molto recentemente ho avuto come ospite nei nostri studi televisivi per il programma di Canale Cultura Multimedia Art projects “ArtisticaMente”, l’artista Giuseppina Marrocchino in arte “Margy”. Debbo dire che dal nostro incontro, piacevole e allo stesso tempo esaustivo nei riguardi del tema trattato, è scaturita una serie di interessanti spunti relativi all'arte in generale e non solo pittorica. La conversazione ha fatto emergere peraltro, quanto sia facile, quasi naturale per Margy, coniugare le normali azioni quotidiane alla pratica artistica. Il suo amore per la pittura infatti è talmente coinvolgente che lo vive senza soluzione di continuità dipingendo, spesso, anche durante il disbrigo delle varie attività quotidiane. 

Giuseppina Marrocchino porta con sé, ovunque, il sole del nostro sud, il calore della sua terra ricca di rigogliosa flora ma anche di tradizioni e cultura millenarie. La sua Basilicata e soprattutto Palazzo San Gervasio, piccolo borgo in provincia di Potenza incastonato tra le addolcite colline lucane dal quale proviene, sono elementi che in qualche misura pervadono in maniera sensibile e inconfutabile i vari soggetti presenti nelle sue opere imprimendo loro, calde note dal sapore tipicamente mediterraneo. 

Tuttavia, non manca di certo nel suo repertorio un latente e inconsapevole riferimento all'antico: antiquitatis imago, si direbbe, laddove ogni traccia d'antico è però proposta e riprodotta sotto una moderna dimensione, attenta e incentrata al nostro tempo. Vi sono anche riproduzioni assai fedeli a stati d'animo, riferiti a fatti ed eventi della vita e del nostro mondo. Dolorosi spesso, ma anche privi di sconforto in altri, laddove un'aura di piacere fiorisce spontanea e desta pace e distensione allo stesso tempo.

Il mare è spesso presente, ma diventa nelle sue opere strumento che esprime passioni e dolore, gioia e rancori. Il suo mare, è un fondamentale elemento comunicatore: un sogno rubato a un bambino, il sereno d’una giornata di quiete oppure, il rosso tramonto che stende la pace sono passaggi d’umore e di stato, le cui radici si confondono con le origini proprie e con le esperienze acquisite di vita vissuta.

Margy, la chiameremo giustamente così, inizia a dipingere poiché attratta dall’arte in generale e per una dote innata. La sua è una continua ricerca della perfezione e la tecnica preferita è l'olio su tela, non disdegnando tuttavia, di usare tecniche diverse tra le quali anche l'acquerello. Il tutto finalizzato a meglio illustrare il suo pensiero, quella figura che la sua mente progetta e che vede già abbozzata nei tratti essenziali. La sua è una pittura che parla e la sua voce, un lungo racconto che si snoda lungo colori, tonalità, forme e giochi di luce. 

E ancora, attraverso la tetralogia visibile a fianco,  l’autrice racconta un percorso fondamentale della sua vita: l’angustia dapprima patita, diventa via via un nuovo sentiero verso quella rinascita che ogni individuo si augura quando sente e percepisce una decisa reazione prendere forma nella coscienza. Una rinascita che non significa solo un nuovo respiro affrancato da costrizioni e disfatte, ma che rappresenta una speranza, quella speranza alla quale, sempre, ogni essere umano deve aggrapparsi per cancellare un cupo passato, ingiusto e troppo severo.

La pittura di Margy è la sua essenza, il suo fluire delicato e sincero lungo natura e sentimento conditi di storie, illusioni, verità e speranza. Una pittura che scandisce il suo tempo attraverso la semplice vita di tutti i giorni; una pittura che occupa un posto importante nella sua vita, tanto, che anche durante le attività quotidiane resta in costante lavorazione.

Moltissime sono le partecipazioni a mostre collettive e personali, a testimonianza di una volontà forte di condivisione del proprio pensiero, perché come essa stessa afferma: «Ogni volta è un'occasione unica per condividere una parte di me; per lasciare che le mie emozioni fluiscano liberamente attraverso i miei quadri, raggiungendo e toccando il cuore di ogni osservatore». Una condivisione che la rende felice nel momento in cui chi volge lo sguardo alle sue opere ne rimane colpito e ne percepisce frammenti della sua anima pura e sincera che si esprime coi colori del mondo. 

Molti sono anche i riconoscimenti ottenuti dalla critica specializzata tra i quali un primo premio al concorso "festa dell'arte", per aver interpretato in una estemporanea un luogo storico e suggestivo del territorio di Spinazzola (Barletta-Andria-Trani); i premi “Leone d’oro" a Venezia, “Caravaggio”  a Bergamo e “Mercurio d’oro” a Cesenatico, nonché il premio “Star dell’arte” di Los Angeles solo per citarne alcuni.

Come da sua stessa ammissione, lo scorso 2023 è stato l'anno della consacrazione, della maturazione piena ed effettiva, e partendo da questa solida base ormai costruita, Margy potrà soltanto continuare a dipingere opere che sapranno meravigliare e stupire. 

venerdì 12 luglio 2024

"Poeta" è una parola grossa!

La mia adolescenza l’ho vissuta in un periodo di grandi rivoluzioni in molti campi iniziate già dalla metà degli anni ’60. In campo artistico, in particolare, voci nuove imprimevano un impulso forte e l’arte in tutte le sue forme divenne incisivo e potente strumento di comunicazione con cui venne data voce alla protesta e al dissenso, non solo attraverso le parole, ma anche e soprattutto attraverso stili e mode forzatamente anticonformiste. "Libertà", e non solo intellettuale fu la parola d'ordine che per anni gratificò una buona fetta di cosiddetti "figli dei fiori" oltreché coloro che, strizzando un occhio alle grandi adunate musicali vollero esibire un proprio stile di vita che spesso finiva per superare il confine del canonico giudizio di massa allora imperante. Tuttavia, da queste frange di artisti e in questo contesto "solo apparentemente" caotico, nacquero opere di assoluto spessore, forse irripetibili e ineguagliabili ancora oggi.

In quest’epoca non esisteva ancora un Internet da interrogare ogni qualvolta nascesse in chiunque una curiosità da soddisfare, e per trovare risposte a ogni quesito, non rimaneva altro che ricorrere ai mezzi, allora e da sempre in uso quali libri, enciclopedie e quant’altro rigorosamente stampato. Non esistevano neppure gli smartphone inventati solo qualche decennio più tardi che, oltre a garantire la comunicazione sono oggi usati in massicce dosi per immortalare quanto capita davanti ai nostri occhi.

Vero è, che queste conquiste tecnologiche frutto di uno sfrenato progresso, hanno sicuramente innalzato il grado di benessere sociale a tutti i livelli. Svago, studio e perché no, un concreto aiuto alle nostre attività quotidiane ce le fornisce anche l’intelligenza artificiale, utilizzata con sensibile efficacia sotto varie forme ma attraverso cui qualcuno, e mi viene l’orticaria solo a pensarci, sviluppa anche trame per romanzi da proporre a lettori sprovveduti.

Ma ciò che oggi mi chiedo e spero vi chiediate anche voi, si lega a una riflessione tanto semplice quanto necessaria in questo contesto di crescita globale: di tutta questa tecnologia, di questo eccessivo impiego di elettronica ovunque e dell’intelligenza artificiale, ne facciamo un uso ponderato oppure esagerato? Sono davvero mezzi dei quali ci si può fidare senza limiti, o meglio dosarne l’uso e sfruttarli nei confronti di quei casi ritenuti strettamente utili e/o per cause più o meno indispensabili al fine di scongiurare disastri a danno della collettività?

Di sicuro, a parte tutto, hanno causato un impigrire progressivo nelle azioni di tutti i giorni. Da tale repentino aumento nel loro impiego è andata via via scemando la manualità, il piacere d'una ricerca analizzante stimolata dalla nostra mente fortificando, per contro, una passiva rinuncia -  quasi rassegnata -  all’approfondimento, all’analisi e alla sana valutazione supportata dal ragionamento. Ha istituito senza possibilità di fraintendimenti, una rassegnata accettazione di quanto il web ci fa passare sotto il naso in un contesto ricco di fake news, di martellanti pubblicità e non di meno, di una serie di informazioni contrastanti tra di loro, laddove chi la spara più grossa cattura più letture, e con esse, una serie di benefici legati al numero delle visualizzazioni.

Cosa voglio dire e dove voglio arrivare con questo lungo preambolo? Semplicemente far notare che più strumenti si hanno a disposizione per documentare e diffondere materiale multimediale inerente al proprio essere e alle proprie attività, maggiore è il rischio che possa circolare un'infinità di cose non sempre valide dal punto di vista dei contenuti, se non addirittura vera e propria spazzatura. Facile filmare ogni frammento di vita; facile riprendere fatti ed eventi più o meno di nessuna importanza generale facendoli passare per preziosi momenti di cultura; facile scattare una quantità infinita di foto e documentare in video reading cosiddetti poetici, e questo è un dato di fatto. Per questo e per tanto altro appare evidente che il rischio concreto è quello di cadere nella banalità, e grazie ai social, questa grande quantità di  materiale trova dimora più o meno abbastanza lunga in rete, sovrastando spesso quel poco di buono che invece dovrebbe maggiormente circolare.

Tornando ai sani libri che esulano dall’impiego della rete è giusto tuttavia rimarcare che non è poi così disperata la situazione sul loro consumo in termini di lettura, anzi,  esiste fortunatamente un’ampia frangia di frequentatori di librerie che guai togliere loro il bel libro da divorare in men che non si dica.

Tuttavia è e rimane una minoranza rispetto al popolo degli scrittori, sempre più agguerrito, sempre più sostanzioso e sempre meno qualificato e allora, torna alla mente ciò che eravamo e a quanto dai nostri libri abbiamo appreso, imparato ed estratto allo scopo di arricchire spirito e cultura personali. Era bello sapere che ogni buona lettura ci regalava proprio ciò che cercavamo in un unico messaggio. Il nostro libro era un sacro oggetto cui riporre fede e da cui assorbire potenziali risorse di crescita e arricchimento personali. Che si trattasse di un romanzo, di un racconto o di una semplice poesia, tutto aveva il giusto valore poiché si scriveva solo quando si aveva qualcosa da dire e si pubblicava solo quando ciò che andava in stampa recava in sé un valore letterario, un contenuto che si era guadagnato un posto nel panorama editoriale, grazie anche a un'accurata selezione (che oggi abbiamo perso quasi totalmente) da parte delle poche ma valide case editrici.

Oggi, a distanza di circa cinquant'anni, il mondo dei libri è diventato una sorta di giungla dove il sublime si confonde con la mediocrità, dove il colto autore deve fare i conti con l'esordiente che scalpita arrogante dietro il suo primo libro pubblicato dietro proposta di acquisto o peggio ancora a pagamento. Se ciò da una parte può fare piacere poiché offre maggiore scelta nei confronti dell'utenza, dall'altra fa emergere un interrogativo: è tutto buono ciò che viene stampato e pubblicato? 

Cresce l’offerta dei libri mentre sono in calo i lettori. Nel 2022 infatti, sono aumentati dell’1,3% i titoli pubblicati rispetto all’anno precedente così come le tirature (+1,7%) mentre per quanto riguarda i lettori, il 39,3% della popolazione di 6 anni e più ha letto almeno un libro nell’ultimo anno per motivi non strettamente scolastici o professionali abbassando la quota rispetto al 40,8% del 2021 (Ultimi dati pubblicati da Istat).  Chiaro che proseguendo questo trend, vi sarà un numero spropositato di scrittori a fronte di un numero sempre minore di lettori. 

Già, scrittori. Basta affidarsi a uno degli oltre 5000 editori in Italia e detto fatto, si diventa scrittori, così come si diventa poeti solo pubblicando qualche verso. Al di là della narrativa dove l’assistenza all’autore è quasi totale attraverso figure come il correttore di bozze e l’editor, per mezzo dei quali il prodotto finale nella sua forma può essere giudicato accettabile, la poesia, per esempio, deve partire già con una solida base strutturale: di concetto e di contenuto. Insomma, scrittori di racconti e romanzi si può diventare se le storie narrate hanno un contenuto accattivante e una narrazione che cattura. Poeti no, poiché nessuno può manipolare il cesellamento di parole e di contenuti eseguito dal poeta, e se non si parte già con un valore intrinseco globale, difficile sarà reputarle poesie!

Per questo credo che la parola poeta sia una parola grossa, molto grossa, e oggi se ne fa sproposito nel suo uso. Essere poeti vuol dire aver riconosciuto nella propria scrittura i favori di una critica competente, preparata. Una critica che vada oltre una visione relegata solo alle esigenze del lettore contemporaneo e che arrivi ad abbracciare l'intera tradizione letteraria, anche attraverso i classici che hanno fatto la storia della letteratura mondiale.

Certamente non parliamo di quella critica spicciola, come quelle combriccole di commissioni improvvisate nelle centinaia e centinaia di concorsi di poesia creati ad hoc per racimolare qualche soldo e permettere così all'autore di turno di postare sui social la sua bella pergamena con una menzione d’onore, il suo attestato di partecipazione oppure, il diplomino, perché selezionato quale finalista al premio di poesia "Ciccio Balocco" di Bardanzo di sotto nell’ambito dei festeggiamenti "Il pentolone di bronzo", ma di quella maturata e agente in tutt’altri ambienti. 

È mia convinzione che la stragrande quantità (per fortuna non tutte) di commissioni approntate per le centinaia di concorsi letterari che ormai pullulano nel web sia competente solo per un certo di tipo di poesia: quella che descrive sinteticamente un pensiero semplice, con parole semplici, che descrive concetti semplici a favore di una facilità di comprensione e di valutazione, sempre più aderente a congetture prive di storia e di tradizioni. Giurie e giurati di ristretta veduta insomma, pigri nell’applicare quel paradigma di elementi pertinenti alla scrittura poetica per un’oggettiva valutazione dell'insieme.

Per questo affermo, e non improvvisando,  che la poesia è una cosa seria, molto seria! E deve essere fruita in contesti ove esista una competenza dedicata, dove vi sia la presenza di fruitori che abbiamo una sensibilità colta e una capacità percettiva superiore, adatte ad analizzare gli scritti in maniera appropriata e competente e dove, soprattutto, vi sia equilibrio e coerenza nel riconoscere meriti e valori al di là della richiesta el mercato, al di là del personaggio, al di là del nome e/o dell'amico e oggi, ahimè, e assai difficile ottenere tali oggettivi giudizi. 

Si può nascere grandi poeti, ma se questo accade in un’epoca sbagliata, in pochi saranno in grado di riconoscerne i valori e di proporre una capacità d’analisi adeguata e soprattutto competente.

martedì 9 luglio 2024

Pamela Caddeo, forme e colori di un mondo interiore

Quando osserviamo un bel quadro il primo quesito che  spontaneamente ci poniamo è: cosa sta facendo qui l’artista? Sta raffigurando il mondo attorno a lui oppure riporta sulla tela ciò che il suo intimo sentire gli suggerisce sottoforma di idee, forme e colori? Per dare una risposta a questa domanda possiamo provare ad analizzare l’ultima parte del nostro tempo, quella che parte cioè, dall’ inizio circa del ‘900 e fino ai giorni nostri. Il tema è analizzare una presunta evoluzione all’interno della disciplina, oppure individuare se qualcosa è emancipato dal modo di fare pittura fino ad allora praticato, spostando il baricentro altrove. Di giovamento sarà, osservare inoltre se tale transizione (ammesso che ve ne sia traccia) abbia preso vita attraverso differenti correnti di pensiero recanti tutt’altra visione nel proporre la nobile arte chiamata pittura.

Come noto l’impressionismo si esprimeva attraverso la sensibilità del pittore in relazione al mondo esterno, o meglio,  attraverso la realtà che lo circondava imitandonde i tratti salienti e di conseguenza, la natura e il mondo circostante. Nel momento in cui tale esigenza, attraverso idee avanguardistiche furono messe in discussione spostando l’attenzione verso una dimensione più intimista, nacque l’astrattismo, vera e propria rappresentazione interiore dell’artista attraverso linee, forme e colori. Ciò, irrimediabilmente, si contrappose così alla millenaria concezione della pittura quale vera e propria imitazione della realtà.

Ebbene, l’astrattismo non solo riscosse un gran successo nell’atto della sua apparizione, ma ancora oggi è una delle forme più apprezzate. Non solo da fruitori comuni  e acuti osservatori sempre a caccia di originalità, ma anche, da molti artisti contemporanei compresa Pamela Caddeo, pittrice genovese, e vera e propria interprete di questo modo di intendere e creare la pittura. Pamela, nella sua semplice ma spesso mistica espressività artistica, mi ha subito fornito spunti di riflessione. Non solo in relazione alle proprie figure che imprime indelebilmente sulle  tele, ma su quanto l’astrattismo riesca a profondere inequivocabilmente in termini di stupefacente scoperta nella minuziosa descrizione di uno stato d’animo interiore.

Pamela Caddeo come detto è ligure, terra prolifica che ha dato i natali a molti personaggi del mondo dell’arte e non solo, e che hanno in qualche modo fatto la storia. Lei, in silenzio e senza far rumore, inconsapevolmente forse, prosegue questo trend, dando lustro alla sua terra attraverso una pittura originale, di ampio respiro e soprattutto assai comunicativa. Divisa tra la sua Liguria e la Sardegna dove per almeno tre mesi l’anno trova rifugio, vive il mare in tutte le sue forme, mare che imprime in lei l’immagine dell’infinito, un infinito che ritroviamo nella sua pittura senza limiti e confini, una pittura originale e contraddistinta dall’unicità. 

Inizia a dipingere quasi per appianare una strada irta di ostacoli; soddisfare un bisogno di cui per molti anni, attraverso varie vicissitudini della sua vita, ha dovuto fare a meno: quello dell’approfondimento, della ricerca del bello pur nella sua semplicità e dello studio inteso come indispensabile arricchimento personale prima ancora che  come strumento per interpretare con qualificata competenza ogni meraviglia. Una spinta ulteriore in questo senso gliela imprime un momento critico vissuto a causa della sua salute. E proprio da questo indesiderato passaggio nasce l’esigenza di un risveglio, di una rinascita volta a ricominciare un ciclo, consapevole che solo “colorando” ogni immagine passata, ogni monocromo episodio vissuto malamente può nascere una nuova sensazione di benessere e di appagamento. 

A volte lo fa anche dipingendo con le dita, come se volesse un contatto vero con la sua materia e con i suoi colori, riuscendo in questo modo a far dialogare tatto e colore, mentre ogni sua emozione, è un susseguirsi di idee e di immagini che nascono e prendono forma a mano a mano che la mente crea e detta. 

E così le sue opere sono uno scandire appassionato del suo tempo, del suo stato d’animo e del suo flusso creativo, mai sazio di sposare il suo infinito laboratorio delle idee. Ogni suo lavoro racchiude in sé un messaggio che si dimena e che evade dall’interno di poche tinte a volte, ma certamente scelte non a caso; essenziali per capacità penetrativa nel proporre un deciso impatto e causare, in maniera del tutto naturale, impressione emozionale nell’osservatore. In "Tropicana" (Carnevale di Rio), qui raffigurato infatti, l'artista afferma che l'arte altro non è che la ricerca del bello in un mondo reso invivibile dall'uomo.

Come ogni artista che ama sperimentare, anche Pamela si affida a nuove tecniche e nuovi materiali. Essa infatti, non conosce solo determinati strumenti per esprimersi. Dopo l’acrilico, principale elemento utilizzato, si interessa al gesso, agli smalti e al pastello ad olio che, con intuito creativo, scioglie in parte sulla fiamma, e steso poi sul supporto, conferisce all’opera una corposa traccia innestando in questo modo la nascita di una piacevole sensazione di rilievo e di un conseguente addolcimento nell’interpretazione visiva. 


Numerosissime le sue partecipazioni a prestigiose mostre e altrettanto numerosi gli attestati di stima ricevuti per i suoi lavori ma Pamela è anche poeta. Tra i suoi progetti futuri l’idea di proporre un volume contenente immagini delle proprie opere, corredate ognuna di una sua poesia allo scopo di ottenere una duplice prospettiva artistica, senza perdere di vista la fonte che eroga ogni sua idea e ogni sua progettazione.

Molti sono anche i lavori di bigiotteria attraverso cui Pamela trova un ulteriore canale di sfogo e in cui inventare e realizzare. Attraverso una molteplicità di creazioni non solo pittoriche, ha mostrato e messo in
atto sicure capacità artistiche: abile nell’uso del pantografo e nella pittura anche su stoffa; esperta nel produrre stampe attraverso l’uso di agenti chimici su legno; decora vetro e crea con paste modellanti. E ancora, pratica incisioni su cuoio e pelle. Il suo insomma è un mondo ricco di fantastiche invenzioni e le sue attività, un fattivo contributo all’arte in generale a conferma che, sebbene i tempi cambino così come le mode, il pensiero e gli stili, ciò che contraddistingue il genere umano è questa capacità di produrre l’inimmaginabile improvvisando per stupire.   

domenica 26 maggio 2024

Lo straordinario potere della scrittura. Paola Mattioli a "Open Book - Storie di libri"

Come ormai penso sia noto un po' a tutti, da circa un anno sono entrato nell’organigramma di un'Associazione Culturale denominata “Canale Cultura Multimedia Art Projects” con l’incarico di Direttore Artistico. Un team di agguerriti tecnici della ripresa che con tenacia hanno fatto della loro passione una ragione di vita mettendola a disposizione di quanto è rappresentato da bellezza, meraviglia, spettacolo e creatività: in una parola Arte! 

Tra le varie iniziative volte a valorizzare le diverse discipline e soprattutto gli artisti che ne sono coinvolti ben tre format televisivi da me ideati e realizzati, avvalendomi del loro professionale e indispensabile ausilio, uno dei quali, dedicato esclusivamente al mondo dei libri e agli scrittori dal titolo “Open Book – Storie di libri”.

Molto di recente, abbiamo provveduto a registrare la puntata che a breve sarà messa a disposizione per la visione sui nostri canali social e sul sito ufficiale dell’associazione nella quale Paola Mattioli, questo il nome dell’artista partecipante, non solo ha parlato della sua ultima raccolta poetica dal titolo "Paola, io", ma soprattutto, ha lasciato una traccia profonda con i suoi racconti di vita e di sentimento collegati alle sue arti in generale.

Pittrice, poetessa, sceneggiatrice e articolista SEO, Paola è soprattutto scrittrice. Ha infatti già pubblicato ben sei libri di cui 4 raccolte poetiche; un racconto storico intitolato "Viera Un'italiana del '23" ispirato a una storia vera relativo a fatti accaduti durante il secondo conflitto mondiale e che hanno visto Viera, la propria madre, protagonista assoluta di questo avvincente frammento di storia vissuta. E proprio su questo racconto, Paola sta lavorando alla sceneggiatura per la realizzazione di un film storico. 

Ma non finisce qui. Paola, ha pubblicato un’ulteriore opera dal titolo "Viera, Ricette e proverbi romagnoli", divisa in tre distinti libri sulla storia contadina romagnola, con le sue ricette tipiche, frutto di una tradizione consolidata. Tre libri corredati da proverbi, detti popolari, immagini e curiosità relativi ad “Antipasti e primi”; “Secondi piatti, formaggi e contorni” e infine “Dolci”. Parliamo quindi di una scrittura che abbraccia agevolmente generi davvero diversi.

Paola Mattioli è partita da Bologna per poter partecipare al nostro programma e lo ha fatto animata da grande entusiasmo, grande disponibilità e con una passione fuori dal comune. Ha sciorinato davanti alle nostre camere aneddoti, curiosità, storie legate ai suoi genitori, dalle quali anche il suo personale approccio all'arte ne ha subìto influenza. Ha parlato senza alcun timore - emozionandosi più volte in virtù di una sensibilità estrema e fuori dal comune -  del suo modo di donarsi alla scrittura e soprattutto, ci ha svelato che nel farlo vive un'inspiegabile fase attraverso cui entra in uno stato di pura estraneazione dalla realtà e nella quale, in un vortice di abbandono psicofisico, crea.

Ebbene, debbo dire che il mio contributo a favore dell’arte in generale è ormai un bisogno regolare al quale non so più rinunciare, e questo mio desiderio mi ha portato a contatto nel corso degli anni con innumerevoli artisti: musicisti, scrittori, scultori, poeti, disegnatori di abiti, Body Painter e quant’altro. Tuttavia, poche volte mi è capitato di assistere a una così elevata esternazione di emozione animata da una sensibilità sensoriale fuori dal comune. Paola Mattioli, a mio modo di vedere, è portatrice illimitata di percezioni.  Spesso, come lei stessa attesta, è colta da manifestazioni extrasensoriali durante la creazione. Il ricordo, il suo vissuto e le perdite dei suoi cari, sempre patite con dolore, balenano nella sua anima con veemenza catturando la sfera psicologica che, anziché soffrirne, ne trae stimolo per trasformare tali eventi in coraggio e forza.

La Mattioli, per quello che ci ha raccontato nel corso della registrazione della puntata di “Open Book – Storie di libri”, e che invito caldamente a seguire sui canali di pertinenza di Canale Cultura Multimedia Art Projects a brevissimo, rappresenta il modello di artista che dedica ogni propria risorsa, ogni propria energia al recupero di ciò che è solo immaginabile, ma che mediante una forza creativa straordinaria rende materiale e visibile.

venerdì 17 maggio 2024

Arte a tutto campo con Marina Mangiapelo

Ho conosciuto l’artista MarinaMangiapelo a Latina, in occasione di una delle mie presentazioni letterarie organizzata nel capoluogo pontino. All’interno della sala ove avrei presentato la mia ultima raccolta poetica erano esposte, dando vita a un meraviglioso colpo d’occhio, alcune sue opere pittoriche. 

In particolare, mi soffermai, tra le altre cose rimanendone ammaliato, su una serie di volti femminili inseriti in un contesto pittorico più ampio e all’interno del quale spiccavano ulteriori opere, frutto della sua geniale capacità creativa e del suo estro innato.

Piacevolmente colpito da tale bellezza, non ho potuto fare a meno di approfondire, con l'ausilio dell'autrice, il tema proposto da quei volti, ognuno dei quali, non solo portatore in dote di un effetto cromatico avvolgente e ben equilibrato, ma intriso - nell’espressione e nello sguardo - di un senso di mistero implicito, livellabile attraverso una soggettiva interpretazione nell’attenta osservazione.

Quelle stesse immagini poi, a cura dell'autrice, le troviamo tra le pagine del suo libro dal titolo “Talismani” -  La donna esoterica e i simboli della sua arcaicità. Un volume di cui ho avuto modo di conoscerne il contenuto e di percorrerne alcuni passi. Un libro che si fa carico di guidare il lettore verso una soggettiva interpretazione dell’infinita lotta tra il bene e il male attraverso misticismo e scienza. Ogni volto proposto, in un collage dalla forte presa sensoriale, collega un simbolo di risanamento e purificazione  esprimendo, nel complesso, un concetto di bellezza universale, tema caro alle stesso Fëdor Dostoevskij e che lei stessa cita sposando a piene mani la tesi espressa dall'autore russo di un bisogno di bellezza quale valore riconosciuto per la salvezza del mondo.

Ma Marina Mangiapelo non è solo una saggista e una pittrice di talento. Il suo mondo artistico contempla la creazione di forme d’arte assai diversificate quali ad esempio la progettazione, il disegno e la creazione di costumi per il successivo impiego nel cinema, nella danza e nel teatro. Una competenza acquisita durante gli studi giovanili e arricchita ulteriormente in Atelier attraverso la frequentazione di laboratori di rilievo quali quello di Gianni Versace, oppure, affinata attraverso contatti  con maestri d’arte e dai quali ha tratto ispirazione e stimolo per la ricerca e lo studio di sempre nuove tecniche applicative nel campo della moda.

Molteplici sono le collaborazioni, soprattutto nella qualità di costumista in svariate produzioni cinematografiche e televisive all’interno delle quali Marina ha potuto fornire il suo qualificato contributo.

Un impegno costante il suo, pregno d’arte, di storia, di colore e soprattutto frutto di una ricerca costante e sempre aggiornata nell’individuazione di soluzioni innovative e originali. 

martedì 23 aprile 2024

Arte figurativa e letteratura in Galleria


Parte venerdì 26 aprile alle ore 17,00, la mostra “Astractura & dintorni”, visitabile presso la Galleria Arca di Noesis, via Ostilia 3 b a Roma, e visitabile fino al 1^ maggio 2024.

giovedì 14 marzo 2024

Marcello Mastroianni raccontato da Giampiero Mele

Nuova presentazione dell’opera di Giampiero Mele “Marcello Mastroianni Filmografia, fatti e personaggi”, edita da Gambini Editore, svoltasi presso la libreria Testaccio di Roma.

sabato 2 marzo 2024

Aperte le celebrazioni in onore di San Tommaso D'Aquino a Priverno (LT)

Una mostra d’arte sacra dedicata alla vita e all’opera di San Tommaso D’Aquino, inaugurata ieri 1^ marzo presso i portici "Paolo Di Pietro" a Priverno (LT). In esposizione le opere dell’artista Armando Giordani 

Si è dato inizio ufficialmente ieri 1^ marzo 2024, a una serie di manifestazioni celebrative per ricordare i 750 anni dalla morte di San Tommaso D’Aquino, patrono della città di Priverno, avvenuta proprio presso l’Abazia di Fossanova il 7 marzo 1274.

In mostra le opere di Armando Giordani


Il primo, tra i vari eventi programmati, e che proseguiranno sino al 7 marzo 2024, è stato l’allestimento, all’interno dei portici comunali “Paolo Di Pietro”, di una mostra dedicata al Santo, organizzata dalla Pro Loco di Priverno e nella quale Armando Giordani, artista privernate, ha potuto esporre una serie di opere attraverso cui identificare il cammino filosofico e teologico di una delle figure religiose più importanti.

Le opere 

Un excursus spirituale sul cammino del Santo quindi, raccontato attraverso la creatività di un artista contemporaneo il quale ha potuto individuare, nel percorso religioso del santo e descritto attraverso i suoi calchi, aspetti che egli stesso ha definito passaggi importanti e fondamentali nella vita di San Tommaso.  

L’artista, le cui opere soltanto qualche mese prima erano state esposte presso l’Abazia di Fossanova, si è detto soddisfatto non solo del nuovo sito individuato per l’esposizione, e che darà modo a più persone di poter visitare l’importante mostra, ma soprattutto della risposta in termini di presenza sin dalla giornata inaugurale. Fatto quest'ultimo che rende l'idea di quanto sentite siano le manifestazioni in favore di San Tommaso da parte dell'intera cittadinanza.

Il programma

Il triennio di manifestazioni celebrative, apertesi già dal 2023 in occasione dei 700 anni dalla canonizzazione di San Tommaso proseguiranno in questo 2024, anno in cui ricorre il 750^ anno dalla sua morte, anche nelle giornate del 3, del 6 e fino al 7 marzo, data che chiuderà il ciclo degli eventi con la celebrazione eucaristica in onore del Santo Patrono presieduta da S.E. Reverendissima Cardinale Pietro Parolin. Ma non è tutto, il 2025, sarà ancora l’anno in cui verrà commemorata la sua nascita, e tale ricorrenza chiuderà l’intero ciclo di celebrazioni a lui dedicato.

Numerose le presenze alla giornata inaugurale tra le quali vari rappresentati del governo locale, la presidente della Pro Loco di Priverno, organizzatrice dell'evento Sherì Kamili e personalità religiose del circondario. Tutti stretti attorno a un sentimento di unione nel ricordare l’opera di San Tommaso, ma anche con la volontà di essere testimoni di un momento di profonda riflessione della comunità Privernate, la quale ha potuto mostrare, anche in questa circostanza, un forte e fedele attaccamento alla figura del Santo.


L'evento, ripreso nei punti salienti dalle telecamere di Canale Cultura Multimedia Art Projects, sarà presto fruibile sulle piattaforme dedicate alla pubblicazione di contenuti audio/video di pertinenza del Canale Multimediale.


 

martedì 20 febbraio 2024

Giampiero Mele presenta "Marcello Mastroianni Filmografia, fatti e personaggi"

Presso il celebre teatro Anfitrione di Roma, un libro interamente dedicato a Marcello Mastroianni in cui l’autore, Giampiero Mele, ne racconta aneddoti, fatti e personaggi attraverso la sua opera intitolata “Marcello Mastroianni – Filmografia, fatti e personaggi”, edita da Gambini Editore.

Ha avuto luogo nella serata del 19 febbraio scorso, la prima presentazione ufficiale dell’opera letteraria di Giampiero Mele, vice presidente esecutivo dell’Associazione culturale “Cinema & Cultura”, dedicata al grande Marcello Mastroianni, uno dei protagonisti del cosiddetto divismo neorealista, icona del cinema italiano e modello indiscusso per il mondo della cinematografia e della recitazione in generale.

Il libro, edito da Gambini Editore, contiene la filmografia completa e tutte le trame dei suoi film e vuole rendere omaggio ad uno dei più grandi attori italiani, che ha onorato il suo paese contribuendo a rendere popolare il cinema e la moda italiani e a creare nuove espressioni come “la dolce vita” e “paparazzi”.

Esposte, nella circostanza, anche immagini degli artisti Luca Musk e La rosa purpurea, relative a fuori set dei film di Marcello e tratte da “La Dolce Vita” e “I Girasoli”, con disegni ed elaborazioni in digital art.

Soltanto qualche giorno fa, presso la sala stampa della Camera dei deputati, alla presenza dell’On. Federico Mollicone, presidente della 7ª Commissione Cultura, scienza e istruzione, è stato illustrato un fitto programma di manifestazioni da parte di Daniele Luxardo, presidente del comitato “Mastroianni 100”, recentemente costituito proprio per ricordare i cento anni dalla nascita dell’attore. 

Tra gli eventi organizzati, presentazioni del libro di Giampiero Mele, mostre fotografiche con ritratti provenienti dall’Archivio fotografico dello Studio Luxardo di Roma e molti altri scatti del Mastroianni ripreso sui vari set cinematografici. Previste altresì rievocazioni della sua attività cinematografica, con una riproposizione di celebri brani e con il contributo di importanti attori e doppiatori mediante uno spettacolo appositamente organizzato. Per finire – salvo eventuali nuovi eventi dell’ultima ora -  una celebrazione ufficiale delle sue origini ciociare presso il Castello Boncompagni Viscogliosi, a Isola Liri, con il contribuito di immagini fotografiche, moda maschile a lui ispirata e con il piacevole supporto della celebre gastronomia locale, impreziosita da pregiati vini come il Cesanese del Piglio.

Alla manifestazione, è intervenuto a documentare l’evento, lo staff di Canale Cultura Multimedia Art Projects il quale, oltre a filmare i passaggi fondamentali dell’evento e a proporre un'intervista all'autore del libro, ha raccolto considerazioni e dichiarazioni, sia da parte dell’On Federico Mollicone, Presidente 7^ Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera, che da parte di alcuni fra i maggiori protagonisti presenti alla presentazione.

 

 

martedì 23 gennaio 2024

L'autunno di Paul Verlaine

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Da sempre l'autunno è uno degli elementi della natura più cantato dai poeti. I suoi colori, la rassegnazione all'imminente arrivo del freddo e un senso di malinconia nel veder cadere le foglie che dopo la calda stagione vedono ultimato il proprio ciclo vitale, sono un passaggio emotivo che nella sensibilità individuale lascia sicuramente un segno profondo. 

Non si sottrae a questo momento, così sofferto da molti Paul Verlaine con un suo scritto dal titolo "Canzone D'Autunno". Una poesia con la quale egli descrive come nella propria esistenza, l'autunno penetri con una forza oltremodo potente nella sua peculiare qualità di preludio al freddo inverno. Descrive la stagione delle piogge e dei rami che lentamente si svestono del loro fogliame, come il suono desolato e malinconico di mesti violini nella sua anima, e nel contempo, osserva quanto il mondo che gli è circostante sia opaco e privo di quei colori che arrecano pace e serenità all'umore di ognuno. L'analisi muove i suoi passi nel suo "io", nel percepire la metamorfosi in corso che muta il paesaggio; quel momento nel quale sentirsi finito, come una foglia che il vento strapazza per poi consegnarla per sempre alla terra.

Paul Verlaine Nacque a Mets nel 1844, ma si traferì ben presto a Parigi per dare sostanza alla sua passione più grande: la poesia. Di carattere irrequieto, a volte anche violento, era tuttavia dotato di una sensibilità straordinaria oltre che di un talento geniale. La sua vita non fu esente da disordine e spregiudicatezza! Sempre al limite nel comune modo di vivere il mondo della sua epoca, a un tratto della sua vita ruppe il matrimonio con Mathilde Mautè poiché innamoratosi di  Arthur Rimbaud. L'unione con il nuovo compagno era vissuta da Paul in maniera morbosa, tanto che quando Rimbaud manifestò la sua volontà di interrompere il loro rapporto Verlaine lo ferì con due colpi di pistola. Per questo motivo  fu incarcerato, e una volta scontata la pena la sua vita non fu mai più quella di prima: si trascurò a tal punto da morire nel 1896 in una camera d'albergo, solo e indigente.

La potenza dei suoi toni, sentimentali e sensuali, ma allo stesso tempo mistici e immateriali, faranno da volano per la nascita e lo sviluppo del Simbolismo. La "parola" per Verlaine è stata ricerca, eleganza, raffinatezza e non ultima, musicalità in aggregazione nel testo. Non importava quanto quest'ultime riuscissero a disegnare un'immagine; quanto fossero in grado di offrire una descrizione reale del suo pensiero. Quel che contava era la forma: sempre brillante, sempre sensuale e seducente.

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sabato 13 gennaio 2024

La poesia del mare - Cesare Pascarella

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Cesare Pascarella (1858/1940), fu pittore e poeta dialettale tra i più apprezzati e rappresentativi della Roma a cavallo tra ottocento e novecento.

Il suo carattere ribelle e avventuroso lo portò non solo a fuggire dal seminario di Frascati ove i propri genitori, che gestivano una tabaccheria in via Laurina, lo iscrissero allo scopo di placare il suo atteggiamento esuberante e  ribelle, ma anche a frequentare saltuariamente, e con evidente insofferenza alle lezioni e ai doveri accademici, l’Istituto di Belle Arti ove egli stesso si era iscritto. 

Proprio attraverso quest’ultima attività artistica entrò a far parte come disegnatore, del gruppo all’epoca assai noto di pittori denominato “I XXV della campagna romana”, specializzandosi successivamente nella raffigurazione di animali e, in particolare, di asini che presentava sotto varie prospettive, ciascuna a rappresentare vizi e virtù squisitamente umani.

Ma soltanto nel 1881 si avvicina alla poesia dando inizio anche all’attività di giornalista. Dal suo amore per il dialetto romanesco  parlato con ostinazione anche all’interno degli istituti di istruzione contro il divieto imposto dai suoi insegnanti, e dalla sua innata capacità narrativa nacquero i sonetti di “Villa gloria” (1886), de “La scoperta de l’America” (1893) e quelli di “Storia nostra”, quest'ultimi narranti in versione comico sarcastica la storia d’Italia.

La sua "Eppure er mare...", qui presa in esame e facente parte de “La scoperta de l’America”, canta le delizie del mare, ma esprime anche meraviglia e incredulità, per come la sua quiete possa all'improvviso mutare in rabbia sotto la tempesta.

Pascarella coi suoi versi, mette in evidenza come questo elemento naturale riesca a penetrare la nostra sfera intima e sensibile attraverso la sua grandezza e la sua potenza.