martedì 25 aprile 2023

Fotogrammi, rifugi e passioni nei luoghi della poesia

  «Di luoghi e di sensi»

(Pav Edizioni 2023)

Tutto ciò che accade durante il ciclo di una vita rischia di scivolare via dalla memoria dacché, nel suo viaggio lungo il tempo, essa conserva solo ciò che riesce a penetrare il primo strato dell’indifferenza. Capita però, che taluni fatti, posseggano un’intensità emotiva e una forza propria, capaci di sorprendere la quiete che dimora dentro la coscienza stimolandone un sussulto. Così, proprio come un lampo, questi eventi producono una scossa e quell’istante è trasformato in un focale appunto che sospende per un attimo il torpore del consueto. «Fotogrammi» insomma! Tutti raccolti nell’archivio dei ricordi come fatti salienti, quelli cioè, che più di altri hanno penetrato radici forti dentro la memoria.

Tuttavia, perché questo processo abbia inizio e si sviluppi, c’è bisogno di una serie di elementi necessari a favorire la loro evoluzione e il successivo assestamento conclusivo, primo tra tutti, l’istituzione di una totale evasione spirituale. Un momento d’esistenza insomma, che emancipa verso «Luoghi» ove è più facile gestire e dare voce ai propri sentimenti. Luoghi a volte frutto della fantasia, ma in qualche misura collegati anche a reminiscenze antiche.  Luoghi spesso virtuali oppure materiali, che si realizzano nell’incarnare oasi epurate; stanze asettiche della sfera emozionale immunizzate dai «contaminati» impulsi della quotidianità.

Luoghi, che mutano in «Rifugi» per processo evolutivo, nel momento in cui sono raggiunti e conquistati, assumendo in questo modo il valore assoluto di una libertà della mente e del pensiero all’interno della quale, non vi sono distrazioni né influenze, e dove un’agognata esclusione spirituale è la sola energia che mette in moto un senso di liberazione in un contesto in cui la confessione si impadronisce del pensiero, addivenendo alla concordia che finalmente si ritrova.


E cosa sarebbe tutto questo senza il fondamentale apporto di un maturo sentimento? Senza quelle «Passioni» all’interno delle quali tutto vive e si rinnova, si realizza e concretizza? Quelle passioni che si susseguono nel tempo scandendo l’avvicendarsi di stagioni rigogliose o incanutite; esuberanti, o strette nella morsa dello scoramento, offrendo la variabile del tempo che trascorre e che le plasma. Passioni ardenti! Come sono quelle degli amori: così impetuosi e prepotenti quando arrivano a riempire di piacevole follia ogni nuovo giorno; così colmi di dolore, quando recisi ancorché colmi di piacevole tormento saranno spasmo e contrazione per i sentimenti.

In «Di luoghi e di sensi», Fotogrammi, Rifugi e Passioni, sono stretti in un tiepido abbraccio per mezzo di un’invisibile trama che tesse, nella loro coesistenza, il duplice valore dello spirito e del materiale. 

lunedì 10 aprile 2023

Le esperienze di guerra nella poesia di Giuseppe Ungaretti

Video poesia «In dormiveglia» visionabile qui!

Quest’opera presenta due distinte prospettive di ambientazione: da una parte il presente, dove è descritto un susseguirsi di immagini scandito dai colpi di fucile; dall’altra, viene messa in risalto la similitudine a un momento passato e ben rievocato da ciò che il poeta si trova davanti, con l’eco degli spari distribuiti al suo interno e che richiama a sé, nei ricordi, la sua Alessandria D’Egitto.

Il mescolare dei tempi riemerge in altre circostanze all’interno del «Porto Sepolto» (la raccolta di poesie scritte durante la prima guerra mondiale e alla quale Ungaretti partecipò attivamente), quasi a voler attenuare la gravità di ciò che nel presente accade, con la pace incarnata da un ricordo della sua giovinezza passata.

Poesie quali il Porto sepolto, Fiumi, C’era una volta e Sono una creatura, sono ciò che anticipa e consolida Immagini di guerra, in termini di convivenza di presente e passato all’interno del testo, e a cui lo stesso Ungaretti darà poi il nome di «In dormiveglia», contestualizzandone il contenuto al momento descritto e rendendolo ancor più incisivo nell’opporre un netto contrasto tra la fase violenta, quella che apre lo scritto, e quell’attimo lieve che segue, rappresentato dal suo trascorso passato.

Le similitudini espresse, nel pensiero del poeta, sono realizzate dalla presenza di analogie chiare tra il rincorrersi dei colpi di fucile e il martellare continuo di un gruppo di operai che come egli stesso affermò, erano degli scalpellini pugliesi assunti dal Municipio d’Alessandria, allo scopo di lastricare con pietre di lava le strade della città e che cita nella poesia chiamandoli «nugolo di scalpellini» .

Immagini di guerra si apre con il verbo transitivo «Assisto» non a caso. Ciò è dovuto al fatto che Ungaretti, nell’ottobre del 1915 fu aggregato all’Ospedale militare di Biella come infermiere. Dato questo, che si evince da una corrispondenza inviata a Papini e Prezzolini . Facile quindi individuare un’azione che percepiva come propria, che aveva accolto e attuato non solo nell’ambito medico, ma anche nei confronti di quella notte «violentata» dagli spari.

Dal punto di vista fonico, lo studio e la ricerca delle parole, muove e delinea armonie nella lettura attraverso l’utilizzo di accostamenti ragionati e collaudati in un continuo e coerente svolgersi del testo.

I concetti sono ravvisabili attraverso metafore, riferite per contenuti alla semplicità di un linguaggio quotidiano: i colpi di fucile che crivellano l’aria, formano una chiara analogia con la «trina» (il merletto) che abbellisce le stoffe oppure, come quegli uomini dentro le loro trincee somiglino a «lumache nel loro guscio».

Il «dormiveglia» che chiude il breve testo, altro non è che quella fase che confonde lo spazio con il tempo; che sfuma i contorni tra realtà e sogno ed in cui Ungaretti ritrova il sapore dei suoi ricordi antichi.

Video poesia «In dormiveglia» visionabile qui!

giovedì 6 aprile 2023

Giovanni Pascoli e il suo «Gelsomino notturno»

Video poesia «Il gelsomino notturno» visionabile qui!

Può capitare che un evento importante quale può essere un matrimonio di un conoscente o di un amico, possa diventare motivo di malinconica tristezza. Forse proprio questo accade a Giovanni Pascoli nel suo componimento «Il gelsomino notturno». 

Egli, nella sua sensibile intimità, s’accorge che tale fatto incarna un disagio interiore, un momento di latente scoramento che lo coglie impreparato e che si manifesta in tutta la sua crudezza in relazione alla sua natura e al proprio sentimento. 

Con questa malinconica poesia, pubblicata per la prima volta nel luglio del 1901, il poeta scrive della prima notte di nozze del suo amico Gabriele Briganti, e attraverso figure simboliche, narra quello che vede, che sente e che percepisce. 

Tra i fiori notturni, l’odore del fieno e il vento che trasporta elementi e sensazioni, e sotto le stelle, le sue riflessioni sono tormento e sconfitta, ma anche occasione nello scoprirsi uomo di forti passioni.

Video poesia «Il gelsomino notturno» visionabile qui!