mercoledì 29 settembre 2021

Quel silenzioso mare

 Le mie albe di mare


Ciascun individuo, nella propria sfera emozionale, racchiude una modalità davvero personale nell’approcciarsi al mare: chi lo ama a prescindere e senza riserva alcuna, e chi, diffidente, lo scruta solo da lontano. Chi vi si tuffa salando, per così dire, le proprie sensazioni di gioco e libertà, e chi lo considera un pericolo costante, dal carattere volubile e spesso capriccioso, in balia dei venti e delle onde.  

Tuttavia, nell’immaginario collettivo non vi sono molte differenze circa ciò che rappresenta e soprattutto riguardo come, la sua presenza nelle nostre vite, venga interpretata in certe circostanze.


S
pesso lo si immagina scorbutico e sgarbato durante la stagione fredda, sorridente e disponibile agli incontri quando è l’estate a condurre le redini del tempo.

Sta di fatto, che qualunque sia l’esito d’ogni nuovo incontro, il mare non ne esce mai sconfitto, ma piuttosto diventa spesso fonte di ricordi, di passioni e di stagioni che non torneranno ancora.

"Le mie albe di mare" non è solo il titolo d’una mia poesia contenuta nella raccolta “Vernice Damar” edita da Ensemble edizioni, ma la descrizione del mio modo personale di parlare al mare. Un mare che spesso mi racconta tante cose, pur rimanendo nel suo perpetuo e monotono silenzio tutto da ascoltare.


Le mie albe di mare


Solchi di barche sulla sabbia umida e spenta dalla luna.

 

Profondi,

come profonde sono le improvvisate geometrie  

che disgregano le maculate chiazze di briosa spuma.

 

Fluttuanti mulinelli di candore vinti dall’inerzia

sono quelli che con audace ardore,

omaggiano la mia pelle bianca.

 

Calpesto con coraggio il sapore dell’immenso.

 

Mi perdo nel suo ventre gigantesco e sparisco

ingoiato dall’oblio e dal suo sordo gorgoglio.

 


venerdì 24 settembre 2021

Maldestra fu la tartaruga

 La Tartaruga


Ogni essere vivente, sia esso umano oppure un animale, conosce bene per natura dove sono posti i propri limiti d’azione, superati i quali, potrebbe mettere in pericolo la propria esistenza.  Il guaio è che spesso le valutazioni sono errate! Vuoi per foga, vuoi per un superficiale calcolo su rischio e beneficio, ci si trova a volte a fare i conti con situazioni alle quali porvi rimedio diventa assai difficile e alquanto complicato. Niente paura tuttavia, stiamo parlando di poesia, e in questo ambito possiamo anche sbilanciarci sdrammatizzando, per esempio, sulla sorte di una pacata e lenta tartaruga, che proprio in questo errore cadde. 

Sull’incidente occorso al lento e corazzato rettile, ironizzò il romanissimo Carlo Alberto Salustri, in arte Trilussa, quando narrò di questa tartaruga, che nella disfatta riuscì a cavare l’unica nota positiva in un tragico momento.

Mi si perdoni la pronuncia, se incappo in qualche stecca, ma il romanesco ha un proprio cuore e un’anima, che strizza l’occhio solo a chi è romano di generazioni, e io lo sono solo nella mia.


La tartaruga

Mentre una notte se n’annava a spasso,

la vecchia tartaruga fece er passo più lungo

de la gamba e cascò giù

cò la casa vortata sottoinsù.

Un rospo je strillò: “Scema che sei!

Queste sò scappatelle che costeno la pelle…”

“lo sò” rispose lei “ma prima de morì,

vedo le stelle”.



martedì 21 settembre 2021

Soffi di mare

 Mareggiata


Se esiste un mondo dove far defluire ogni scoria che inquina la mente, questo è proprio il mondo del mare. Non ci sono stagioni per amarlo, né contesti in cui lo si possa metter da parte. Il mare è parte della nostra identità di popolo mediterraneo e con questo amico fedele, condividiamo la nostra esistenza, passata e presente. 

Non esiste posto migliore dove poter acquisire l’armonia nei pensieri, né possiamo ignorarlo quando ci chiama per farsi ascoltare. Al suo cospetto, si è quasi impotenti e il frastuono che pare assalirci quando è agitato, altro non è che la sua mano di spuma, tesa a lenire ogni fosco pensiero. Quando esige rispetto non mente nello sgorgare una rabbia che gli nasce dal ventre. La sua voce diventa arrogante, ma mite sentiero d’ascolto. Avara di pacata quiete, ma poi generosa quando con garbo, regala le proprie creature con la sua mareggiata. 

E "Mareggiata", poesia contenuta nella mia raccolta “Triticum” edita da PAV Edizioni, è l’attimo in cui è descritto questo momento di cieco vigore, dove ogni cosa perde il suo posto ed ogni posto può diventare una nuova dimora per ogni creatura cacciata dal mare.


Mareggiata

 

E sono ammassate a gruppi le conchiglie senza più compagno,

una sull’altra come i morti delle guerre.

 

Mai scampate alla persecuzione

delle riluttanti volontà marine

che le hanno vomitate sotto la tempesta.

 

Aspettano inermi che arrivi un’onda nuova,

prepotente e più aggressiva,

che le spogli degli aridi respiri di un’estate che sputa fuoco ancora.

 

E tra i miei passi rami intrisi d’alghe e di salmastri fiati

tra ciottoli venati di bizzarre tinte 

e sassi corrosi dalla salsedine perpetua.

 

Cerco ancora tra le dune che non godono di ritempranti gorgoglii

le orme che ho lasciato durante il primo viaggio.

 

Quelle orme diventate ormai rifugio

di conchiglie senza una compagna.

 "Triticum" può essere acquistato qui






domenica 19 settembre 2021

Riflessioni da una guerra

 San Martino del Carso


Si afferma spesso che le poesie più dense e struggenti sono state scritte nei momenti di grande intensità emotiva, quando cioè, colti dall’insicurezza del futuro, dal dolore e dalla malinconia più impetuosa, l’animo mostra la sua più cruda sofferenza affidandone l’espressione alle parole.

Ebbene, non v’è momento più tragico nella vita di ogni essere umano che combattere una guerra.

Distruzione, odio e una morte sempre pronta a impadronirsi della vita, mettono a dura prova ogni sensibilità umana sconvolgendone equilibrio, mente e corpo. 

Giuseppe Ungaretti, che una guerra l’ha combattuta e respirata, ne descrive tutta la crudezza in una poesia, tra le sue più celebri, intitolata “San Martino del Carso”, frazione del comune friulano di Sagrado, scritta nell’agosto del 1916 allorquando proprio la frazione di San Martino, offriva generosa resistenza all’Impero Austro Ungarico, che tuttavia la rase al suolo. Una chiara parafrasi che mette a confronto un piccolo borgo ormai ridotto a un cumulo di macerie, e la morte di coloro che al suo fianco combattevano un conflitto sanguinario.  

Nel dolore ritrova ogni croce nel suo cuore affranto che egli stesso eleva a nuova dimora, ancora più distrutta di quello che davanti agli occhi si presenta flagellata. A mio avviso la più pura e semplice espressione di quanto immediato e spontaneo sia ogni pensiero mesto quando è catturato da emozioni estreme.


San Martino del Carso


Di queste case

non è rimasto

che qualche

brandello di muro

 

Di tanti

che mi corrispondevano

non è rimasto

neppure tanto

 

Ma nel cuore

nessuna croce manca

 

È il mio cuore

il paese più straziato.

 


martedì 14 settembre 2021

Benvenuti sul mio Blog

 "Lettere maiuscole e lettere minuscole.

Catturate nei paragrafi o libere di spaziare dentro il foglio.

Lettere che volano leggere, posate ognuna al proprio posto.

Lettere dal carattere diverso, dall'inclinazione che le aggiusta, ma con la voglia di mostrarsi, di farsi leggere e ammirare.

Caratteri infiniti che colorano di nero ogni pagina del libro, ma che diventano arcobaleno di colori dentro le emozioni" 

Questo non è uno spazio solo mio, ma un'area comune dove condividere idee, opinioni e riflessioni sull'arte in tutte le sue forme; ma soprattutto, vuole essere area di scambio di esperienze letterarie.

Sostengo da sempre che la scrittura è stata una delle più importanti vittorie della civiltà. Essa e divenuta nei millenni di fondamentale necessità: non solo perché collegata al vicendevole scambio di dati e informazioni su ampia scala, ma soprattutto quale mezzo indispensabile a garantire una comunicazione chiara, inequivocabile e soprattutto comune. 

Inoltre, peculiarità assai importante è rivestita nell'ambito dell'arte, dove rappresenta il principale veicolo attraverso il quale condividere emozioni e sensazioni mediante la narrazione di racconti,  di romanzi e di poesie, ma anche attraverso pittura, musica etc. 

Tuttavia, narrativa e poesia, sono forme espressive la cui scrittura, risulta essere uno strumento indispensabile e prezioso a disposizione dell'autore. Rappresenta  potenza e forma nello stesso tempo, che impregna ogni nuova opera di una propria forza emozionale. 

Grazie ai primi popoli virtuosi, che nel 3300/3500 a.C. inventarono questa forma di comunicazione, siamo oggi in grado di poterci raccontare la storia del mondo e delle civiltà.


lunedì 13 settembre 2021

La poesia che non riesce a non pensare

 Ho


Ho conservato sabbia notturna

perché la luna ne illumini l'oro perso dentro il sole.

Ho scritto poesie sul muro dell'angoscia

per leggerne le righe amare.

Ho ascoltato i passi delle ore 

scuotere lacrime d'amara sofferenza.

Ho cercato invano rifugio

dentro la capanna dei silenzi 

travolta dal rumore della delusione. 

Ho amato senza limiti 

trovando l'armonia dei sentimenti.

Ho raccolto gioie rapite e disgregate dal destino

come lava sopra i germogli 

di una primavera appena nata.


(da "Vernice Damar" - Ed Ensemble 2019)

Può essere acquistato QUI.

domenica 12 settembre 2021

Le assenze che danno voce al dolore

 Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale



Si usa dire che quando perdiamo un nostro caro perdiamo una parte di noi stessi. Già, perché in queste tristi occasioni, si viene a scoprire quanto sia dura ripristinare un equilibrio fisico e mentale in tempi relativamente brevi. Quanto sia difficile riprendere a navigare dentro il mare della vita, e non perdersi seguendo rotte, figlie di forti dispiaceri, che ci eclissano quel faro guida verso la serenità che abbiamo perso.

Ho sceso, dandoti il braccio almeno un milione di scale”. Con questo titolo Eugenio Montale, ci racconta quali sono state le sofferenze che ha dovuto ingoiare e che l’hanno colto impreparato all’improvvisa scomparsa della sua compagna di vita Drusilla Tanzi. E naturalmente, tanto più forte è il legame in una coppia, quanto più alto è il livello di forte dispiacere patito da chi rimane solo.

Dal tono semplice e colloquiale, il componimento rivela tra le righe una compostezza emotiva che esalta, vestendo di passione, il puro sentimento umano. Quello che nell’anima di ognuno non riesce mai a mentire.

 

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

 



domenica 5 settembre 2021

A volte si concede ma solo per un breve istante

 Fuggevole farfalla



Dobbiamo ammettere che si tratta di una cruda verità: spesso non c’è modo di avvicinare una farfalla. Men che meno soddisfare il desiderio di riprenderla mentre socchiude con delicatezza le sue ali, per poi riaprile con garbo ed armonia pacata. Magari, proprio mentre è appollaiata su di un fiore o inaspettatamente sulla nostra spalla. 

Distinguere i colori e le bizzarre fantasie che la rendono speciale diventa a volte un’impresa pressoché impossibile, ma non per questo irrealizzabile. E quando accade, non basta il tempo di uno sguardo per catturarne umore, colore e timido capriccio, prima che la sua  sosta - sempre breve assai - la faccia sollevare ancora verso rotte che difficilmente possono essere intuite. E solo dopo averla persa, catturata dallo spasmo alare, ricordiamo con piacere ogni segno guadagnato che contraddistingue la sua essenza, la sua grazia e la sua fuggevole sostanza. 

Fuggevole abbiamo detto. Si, proprio come la descrive giustamente la poesia intitolata “Fuggevole Farfalla” inserita nella mia quinta raccolta poetica “Vernice Damar” pubblicata con Ensemble edizioni.

Fuggevole farfalla

Sensuale, tenera, garbata.

Inventi spasmi d'aria sommessi e delicati

tra le tue velate ali.

Frutto di un'evoluzione

che ti ha desiderato opposta

alla natura che diede luce timida al tuo corpo.

Leggenda di stravaganti traiettorie

addormentate dentro sogni tinti

di carezze da omaggiare,

di mille geometrici colori da ammirare.

Mi affretto ad affidare ogni mio sogno ai tuoi capricci,

li, nella briosa aria  libera e sincera

prima che la tua breve vita

ti strappi via da quei bizzarri voli.



venerdì 3 settembre 2021

Schegge di parole - La poesia di Maria Cristina Buoso

Maria Cristina Buoso ci sorprende ancora una volta con questa nuova raccolta poetica intitolata  “Schegge di parole”. Sono  componimenti frutto di lungimiranti vedute verso gli orizzonti più nascosti all'interno del panorama creativo letterario. Poesie che rappresentano anche un'occasione di nuove esplorazioni da parte dei lettori più distanti, quelli cioè che fanno fatica a credere che la poesia  possegga ogni facoltà per reclamare una presenza forte nel mondo dei sentimenti e della fantasia.  

Sensazioni che prendono forma e vita; tra la consuetudine e lo straordinario, tra le stagioni dell’attesa e quelle della conquista. Poesie contenenti l'essenza dei sensi, abilmente azionati e messi in campo dalla poetessa come "Autunno", che assume un sapore unico nell’assemblare i "colori caldi che avvolgono pensieri" e ciò che invece resta fuori al primo freddo "scordato sopra una panchina"

E ancora, si ravviva il pensiero verso temi dal sapore di mare, dove un gabbiano lontano palesa la presenza d’un freddo inverno spento. Una poesia a largo raggio che investe e si fa carico di temi sociali importanti quali la guerra, la politica, la mafia e soprattutto, non si contrae di fronte al martirio dei popoli perseguitati nell’ultimo loro viaggio verso la morte. 

Sprona la riflessione Maria Cristina Buoso con i suoi toccanti versi. Una riflessione che si veste di vero dovere laddove, anche dei semplici versi, possono offrire sostegno alla mente e al disagio; alla storia dell’essere umano e al suo tempo che ne riempie i pensieri. 

Si affida alle percezioni più intime nel cercare di spiegare dove la solitudine trova il suo riparo e quanto nei versi di “Noi” abbia lasciato il segno una presenza dal "profumo" che non smette di evocare intensi attimi d’amore e di passione. 

Un viaggio quindi, lungo l’essenza d’un sentimento maturo e sempre consapevole che la vita non sa mentire nel regalare continue e forti emozioni.

Ma conosciamola meglio

Scrive le prime cose quando era giovanissima, inizia con fiabe e poesie, crescendo amplia la sua scrittura con racconti brevi, copioni, romanzi e gialli.

La poesia “Aiutami” è stata inserita nell’Antologia Multimediale “Una poesia per Telethon”, a scopo benefico (2004). La poesia “Pace in Guerra” nel concorso indetto da A.L.I.A.S.  (Melbourne – Australia), ha ricevuto la Menzione D’Onore. La poesia “Bugie” (Stones of Angles) è stata inserita nel Vol. 6 – In Our Own Words: A Generation Defining Itself - Edited by Marlow Perse Weaver U.S.A. (2005).

Ha vinto il terzo premio nel Concorso Letterario “Joutes Alpines” dell’Associantion Rencontres Italie Annecy (Francia) per la Sez. Prosa (Italia) con il racconto “Il vecchio album” (1997). Questi sono solo alcuni dei vari riconoscimenti che ha ricevuto.

Ha pubblicato alcuni libri, tra cui nel 2017 “Anime” e “Vernissage” nel 2021.

Titolo: SCHEGGE DI PAROLE

Autore: Maria Cristina Buoso

Copertina flessibile: 54 pagine

ISBN-13: 979-8724855846

Peso articolo: 68 g

Dimensioni: 12.7 x 0.36 x 20.32 cm

https://www.amazon.it/dp/B08ZBJFYD3