Le mie albe di mare
Ciascun individuo, nella propria sfera emozionale, racchiude una modalità davvero personale nell’approcciarsi al mare: chi lo ama a prescindere e senza riserva alcuna, e chi, diffidente, lo scruta solo da lontano. Chi vi si tuffa salando, per così dire, le proprie sensazioni di gioco e libertà, e chi lo considera un pericolo costante, dal carattere volubile e spesso capriccioso, in balia dei venti e delle onde.
Tuttavia, nell’immaginario collettivo non vi sono molte differenze circa ciò che rappresenta e soprattutto riguardo come, la sua presenza nelle nostre vite, venga interpretata in certe circostanze.
Spesso lo si immagina scorbutico e sgarbato durante la stagione fredda, sorridente e disponibile agli incontri quando è l’estate a condurre le redini del tempo.
Sta di fatto, che qualunque sia l’esito d’ogni nuovo incontro, il mare non ne esce mai sconfitto, ma piuttosto diventa spesso fonte di ricordi, di passioni e di stagioni che non torneranno ancora.
"Le mie albe di mare" non è solo il titolo d’una mia poesia contenuta nella raccolta “Vernice Damar” edita da Ensemble edizioni, ma la descrizione del mio modo personale di parlare al mare. Un mare che spesso mi racconta tante cose, pur rimanendo nel suo perpetuo e monotono silenzio tutto da ascoltare.
Le mie albe di mare
Solchi di barche sulla sabbia umida e spenta dalla luna.
Profondi,
come profonde sono le improvvisate geometrie
che disgregano le maculate chiazze di briosa spuma.
Fluttuanti mulinelli di candore vinti dall’inerzia
sono quelli che con audace ardore,
omaggiano la mia pelle bianca.
Calpesto con coraggio il sapore dell’immenso.
Mi perdo nel suo ventre gigantesco e sparisco
ingoiato dall’oblio e dal suo sordo gorgoglio.
Nessun commento:
Posta un commento