Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Si usa dire che quando perdiamo un nostro caro perdiamo una parte di noi stessi. Già, perché in queste tristi occasioni, si viene a scoprire quanto sia dura ripristinare un equilibrio fisico e mentale in tempi relativamente brevi. Quanto sia difficile riprendere a navigare dentro il mare della vita, e non perdersi seguendo rotte, figlie di forti dispiaceri, che ci eclissano quel faro guida verso la serenità che abbiamo perso.
“Ho sceso, dandoti il braccio almeno un milione di scale”. Con questo titolo Eugenio Montale, ci racconta quali sono state le sofferenze che ha dovuto ingoiare e che l’hanno colto impreparato all’improvvisa scomparsa della sua compagna di vita Drusilla Tanzi. E naturalmente, tanto più forte è il legame in una coppia, quanto più alto è il livello di forte dispiacere patito da chi rimane solo.
Dal tono semplice e colloquiale, il componimento rivela tra le righe una compostezza emotiva che esalta, vestendo di passione, il puro sentimento umano. Quello che nell’anima di ognuno non riesce mai a mentire.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
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