domenica 19 settembre 2021

Riflessioni da una guerra

 San Martino del Carso


Si afferma spesso che le poesie più dense e struggenti sono state scritte nei momenti di grande intensità emotiva, quando cioè, colti dall’insicurezza del futuro, dal dolore e dalla malinconia più impetuosa, l’animo mostra la sua più cruda sofferenza affidandone l’espressione alle parole.

Ebbene, non v’è momento più tragico nella vita di ogni essere umano che combattere una guerra.

Distruzione, odio e una morte sempre pronta a impadronirsi della vita, mettono a dura prova ogni sensibilità umana sconvolgendone equilibrio, mente e corpo. 

Giuseppe Ungaretti, che una guerra l’ha combattuta e respirata, ne descrive tutta la crudezza in una poesia, tra le sue più celebri, intitolata “San Martino del Carso”, frazione del comune friulano di Sagrado, scritta nell’agosto del 1916 allorquando proprio la frazione di San Martino, offriva generosa resistenza all’Impero Austro Ungarico, che tuttavia la rase al suolo. Una chiara parafrasi che mette a confronto un piccolo borgo ormai ridotto a un cumulo di macerie, e la morte di coloro che al suo fianco combattevano un conflitto sanguinario.  

Nel dolore ritrova ogni croce nel suo cuore affranto che egli stesso eleva a nuova dimora, ancora più distrutta di quello che davanti agli occhi si presenta flagellata. A mio avviso la più pura e semplice espressione di quanto immediato e spontaneo sia ogni pensiero mesto quando è catturato da emozioni estreme.


San Martino del Carso


Di queste case

non è rimasto

che qualche

brandello di muro

 

Di tanti

che mi corrispondevano

non è rimasto

neppure tanto

 

Ma nel cuore

nessuna croce manca

 

È il mio cuore

il paese più straziato.

 


Nessun commento:

Posta un commento