Una poesia che sospinge ogni fruitore dei suoi scritti alla riflessione; a pensare a quanto il mondo che ci circonda, sia pieno di prime ed uniche volte e a come queste formino episodi che non verranno mai bissati, neppure nella più fedele delle ciclicità nel tempo.
Non c’è giorno che ritorni / non due notti uguali uguali / né due baci somiglianti / né due sguardi tali e quali. La consapevolezza che non solo lo stesso elemento non potrà ripetersi come e quale copia esatta e inconfutabile del primo, ma che tutto corre e fugge via: come il tempo, l’ora che può crear tormento o rassegnazione, ma che poi, diverrà bellezza quando sarà passata e consumata.
La Szymborska chiude la sua riflessione, con il consolidato esempio che calza da sempre il concetto della somiglianza: le due gocce d’acqua. Nella tradizione reputate identiche entità e che la poetessa, efficacemente contraddice per scoprirle assai diverse nella loro convinta somiglianza.
Come sempre, e anche in questo caso, la poesia scava dentro i fatti cercando di estrarne la radice del pensiero originario per studiarli, per analizzare se pure quel che è reputato una certezza possa offrire una visione opposta e distante dall'interpretazione popolare. Nascono così le conclusioni nuove, quelle nuove prospettive che permettono di separare il dato certo dalla supposizione, dando così vita a una capacità di analisi interiore nei confronti del pensiero, spesso ingabbiato e recluso nel consueto che non muta.
E questo la scrittrice fa! Col suo componimento, dà sfogo alla propria interpretazione nei riguardi dei misteri che l'intelletto umano affronta ed analizza.
Videopoesia «Nulla due volte» visionabile qui!