Il tema è controverso! Dibattuto spesso e mai con una soluzione univoca, ed anche l'arte se n'è occupata, soprattutto la poesia, tant'è, che Eugenio Montale, uno dei precursori assieme a G. Ungaretti e S. Quasimodo di quell'ermetismo sbocciato dal simbolismo francese di fine 800 inizio 900, ne descrive una sua personalissima visione attraverso la pesia dal titolo: «Felicità raggiunta».
La relativa videopoesia che ho prodotto e che potrete visionare e ascoltare cliccando semplicemente qui, espone con chiarezza, nella prima strofa quanto una felicità sia fragile nel suo costante manitenimento e quanto difficile sia manipolarla, per impedirne un dissipamento prematuro. Una visione ottimistica questa, che si infrange nella seconda strofa, laddove il poeta, in una chiara ed esplicita contraddizione afferma che se questa felicità non può essere perseguita quale obiettivo, essa può comunque giungere come naturale terapia, atta a scacciare la tristezza e la malinconia.
Tuttavia, esprime anche un concetto chiaro e inconfutabile che offre un'appendice al pensiero appena espresso. Egli afferma infatti, che esiste comunque un dolore non redimibile, ed è quello patito da un bambino nel momento in cui il suo pallone corre via.
Videopoesia «Felicità raggiunta» visionabile qui!
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