martedì 23 gennaio 2024

L'autunno di Paul Verlaine

Videopoesia visionabile qui

Da sempre l'autunno è uno degli elementi della natura più cantato dai poeti. I suoi colori, la rassegnazione all'imminente arrivo del freddo e un senso di malinconia nel veder cadere le foglie che dopo la calda stagione vedono ultimato il proprio ciclo vitale, sono un passaggio emotivo che nella sensibilità individuale lascia sicuramente un segno profondo. 

Non si sottrae a questo momento, così sofferto da molti Paul Verlaine con un suo scritto dal titolo "Canzone D'Autunno". Una poesia con la quale egli descrive come nella propria esistenza, l'autunno penetri con una forza oltremodo potente nella sua peculiare qualità di preludio al freddo inverno. Descrive la stagione delle piogge e dei rami che lentamente si svestono del loro fogliame, come il suono desolato e malinconico di mesti violini nella sua anima, e nel contempo, osserva quanto il mondo che gli è circostante sia opaco e privo di quei colori che arrecano pace e serenità all'umore di ognuno. L'analisi muove i suoi passi nel suo "io", nel percepire la metamorfosi in corso che muta il paesaggio; quel momento nel quale sentirsi finito, come una foglia che il vento strapazza per poi consegnarla per sempre alla terra.

Paul Verlaine Nacque a Mets nel 1844, ma si traferì ben presto a Parigi per dare sostanza alla sua passione più grande: la poesia. Di carattere irrequieto, a volte anche violento, era tuttavia dotato di una sensibilità straordinaria oltre che di un talento geniale. La sua vita non fu esente da disordine e spregiudicatezza! Sempre al limite nel comune modo di vivere il mondo della sua epoca, a un tratto della sua vita ruppe il matrimonio con Mathilde Mautè poiché innamoratosi di  Arthur Rimbaud. L'unione con il nuovo compagno era vissuta da Paul in maniera morbosa, tanto che quando Rimbaud manifestò la sua volontà di interrompere il loro rapporto Verlaine lo ferì con due colpi di pistola. Per questo motivo  fu incarcerato, e una volta scontata la pena la sua vita non fu mai più quella di prima: si trascurò a tal punto da morire nel 1896 in una camera d'albergo, solo e indigente.

La potenza dei suoi toni, sentimentali e sensuali, ma allo stesso tempo mistici e immateriali, faranno da volano per la nascita e lo sviluppo del Simbolismo. La "parola" per Verlaine è stata ricerca, eleganza, raffinatezza e non ultima, musicalità in aggregazione nel testo. Non importava quanto quest'ultime riuscissero a disegnare un'immagine; quanto fossero in grado di offrire una descrizione reale del suo pensiero. Quel che contava era la forma: sempre brillante, sempre sensuale e seducente.

Videopoesia visionabile qui


sabato 13 gennaio 2024

La poesia del mare - Cesare Pascarella

Videopoesia visionabile qui


Cesare Pascarella (1858/1940), fu pittore e poeta dialettale tra i più apprezzati e rappresentativi della Roma a cavallo tra ottocento e novecento.

Il suo carattere ribelle e avventuroso lo portò non solo a fuggire dal seminario di Frascati ove i propri genitori, che gestivano una tabaccheria in via Laurina, lo iscrissero allo scopo di placare il suo atteggiamento esuberante e  ribelle, ma anche a frequentare saltuariamente, e con evidente insofferenza alle lezioni e ai doveri accademici, l’Istituto di Belle Arti ove egli stesso si era iscritto. 

Proprio attraverso quest’ultima attività artistica entrò a far parte come disegnatore, del gruppo all’epoca assai noto di pittori denominato “I XXV della campagna romana”, specializzandosi successivamente nella raffigurazione di animali e, in particolare, di asini che presentava sotto varie prospettive, ciascuna a rappresentare vizi e virtù squisitamente umani.

Ma soltanto nel 1881 si avvicina alla poesia dando inizio anche all’attività di giornalista. Dal suo amore per il dialetto romanesco  parlato con ostinazione anche all’interno degli istituti di istruzione contro il divieto imposto dai suoi insegnanti, e dalla sua innata capacità narrativa nacquero i sonetti di “Villa gloria” (1886), de “La scoperta de l’America” (1893) e quelli di “Storia nostra”, quest'ultimi narranti in versione comico sarcastica la storia d’Italia.

La sua "Eppure er mare...", qui presa in esame e facente parte de “La scoperta de l’America”, canta le delizie del mare, ma esprime anche meraviglia e incredulità, per come la sua quiete possa all'improvviso mutare in rabbia sotto la tempesta.

Pascarella coi suoi versi, mette in evidenza come questo elemento naturale riesca a penetrare la nostra sfera intima e sensibile attraverso la sua grandezza e la sua potenza.