venerdì 24 settembre 2021

Maldestra fu la tartaruga

 La Tartaruga


Ogni essere vivente, sia esso umano oppure un animale, conosce bene per natura dove sono posti i propri limiti d’azione, superati i quali, potrebbe mettere in pericolo la propria esistenza.  Il guaio è che spesso le valutazioni sono errate! Vuoi per foga, vuoi per un superficiale calcolo su rischio e beneficio, ci si trova a volte a fare i conti con situazioni alle quali porvi rimedio diventa assai difficile e alquanto complicato. Niente paura tuttavia, stiamo parlando di poesia, e in questo ambito possiamo anche sbilanciarci sdrammatizzando, per esempio, sulla sorte di una pacata e lenta tartaruga, che proprio in questo errore cadde. 

Sull’incidente occorso al lento e corazzato rettile, ironizzò il romanissimo Carlo Alberto Salustri, in arte Trilussa, quando narrò di questa tartaruga, che nella disfatta riuscì a cavare l’unica nota positiva in un tragico momento.

Mi si perdoni la pronuncia, se incappo in qualche stecca, ma il romanesco ha un proprio cuore e un’anima, che strizza l’occhio solo a chi è romano di generazioni, e io lo sono solo nella mia.


La tartaruga

Mentre una notte se n’annava a spasso,

la vecchia tartaruga fece er passo più lungo

de la gamba e cascò giù

cò la casa vortata sottoinsù.

Un rospo je strillò: “Scema che sei!

Queste sò scappatelle che costeno la pelle…”

“lo sò” rispose lei “ma prima de morì,

vedo le stelle”.



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