Video poesia «In dormiveglia» visionabile qui!
Il mescolare dei tempi riemerge in altre circostanze
all’interno del «Porto Sepolto» (la raccolta di poesie scritte durante la prima guerra mondiale e alla quale Ungaretti partecipò attivamente), quasi a voler attenuare la gravità di ciò che
nel presente accade, con la pace incarnata da un ricordo della sua giovinezza
passata.
Poesie quali il Porto sepolto, Fiumi, C’era una volta e Sono
una creatura, sono ciò che anticipa e consolida Immagini di guerra, in
termini di convivenza di presente e passato all’interno del testo, e a cui lo
stesso Ungaretti darà poi il nome di «In dormiveglia», contestualizzandone il
contenuto al momento descritto e rendendolo ancor più incisivo nell’opporre un netto
contrasto tra la fase violenta, quella che apre lo scritto, e quell’attimo
lieve che segue, rappresentato dal suo trascorso passato.
Le similitudini espresse, nel pensiero del poeta, sono
realizzate dalla presenza di analogie chiare tra il rincorrersi dei colpi di
fucile e il martellare continuo di un gruppo di operai che come egli stesso
affermò, erano degli scalpellini pugliesi assunti dal Municipio d’Alessandria,
allo scopo di lastricare con pietre di lava le strade della città e che cita
nella poesia chiamandoli «nugolo di scalpellini» .
Immagini di guerra si apre con il verbo transitivo «Assisto»
non a caso. Ciò è dovuto al fatto che Ungaretti, nell’ottobre del 1915 fu
aggregato all’Ospedale militare di Biella come infermiere. Dato questo, che si
evince da una corrispondenza inviata a Papini e Prezzolini . Facile quindi
individuare un’azione che percepiva come propria, che aveva accolto e attuato
non solo nell’ambito medico, ma anche nei confronti di quella notte
«violentata» dagli spari.
Dal punto di vista fonico, lo studio e la ricerca delle
parole, muove e delinea armonie nella lettura attraverso l’utilizzo di
accostamenti ragionati e collaudati in un continuo e coerente svolgersi del
testo.
I concetti sono ravvisabili attraverso metafore, riferite
per contenuti alla semplicità di un linguaggio quotidiano: i colpi di fucile
che crivellano l’aria, formano una chiara analogia con la «trina» (il merletto)
che abbellisce le stoffe oppure, come quegli uomini dentro le loro trincee
somiglino a «lumache nel loro guscio».
Il «dormiveglia» che chiude il breve testo, altro non è che quella fase che confonde lo spazio con il tempo; che sfuma i contorni tra realtà e sogno ed in cui Ungaretti ritrova il sapore dei suoi ricordi antichi.
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