domenica 13 luglio 2025

L'altra faccia della fotografia vista da Viki Ders

Se pensiamo alla fotografia come semplice idea di fissazione di un’immagine, non arriveremo mai a osservare come questa si sia evoluta nel tempo e a quante categorie di attività/discipline può essere applicata per la sua duttilità e per la sua proprietà di utilizzo in molteplici campi laddove spesso, assume anche valenza di documento ufficiale in ambito storico, culturale e sociale nella vita di tutti i giorni.

Sin dal 1826, primo vero approccio con la fotografia ad opera di Joseph Nicéphore Niépce molto è cambiato e oggi, nell’era del digitale, del web e delle numerose applicazioni (AI a parte), si è in grado di modificare radicalmente una semplice immagine donandole una vita assai differente, ma mai staccata definitivamente da quella originaria.

In questa nota tuttavia, voglio dirigere il focus sulla fotografia d’arte, quella cioè che nasce come espressione pura e soggettiva nell’interpretazione del mondo e della sua natura, non intesa solo come condizione o modo di essere in origine di un soggetto/materia ma come insieme di esseri viventi, animali e vegetali del nostro pianeta in continuo studio e movimento.

Per questo, ho invitato a rispondere ad alcune mie curiosità sul mondo fotografico inserito nell’arte Vittoria De Rosa, in arte Viki Ders, esperta e vera esploratrice dell’universo immagine, allo scopo di scoprirne qualche latente sfumatura e soprattutto per individuarne aspetti meno noti o mediamente sconosciuti ai più.

Viki Ders, è fotografa di professione e svolge questa attività ormai da vari decenni. La sua grande passione tra le altre cose, è quella della composizione su elementi ritenuti straordinari o su eventi eccezionali che il nostro mondo ci propone quotidianamente. Partendo da una base la cui espressività risulta essere già performante dal punto di vista emozionale, costruisce, attraverso una sana e naturale  sensibilità innata, un insieme che incolla realtà a fantasia e viceversa, non perdendo mai di vista il fondamentale senso della coerenza tra elementi in relazione alla propria immaginazione.

 

Grazie Viki per aver accettato il mio invito. Partiamo subito con una domanda che ci fa subito capire quanta forza imprime una passione all’interno di un contesto ove primeggia l’amore per una disciplinaVolendo accostare l’arte della fotografia a quella della scrittura si potrebbe individuare nell’incipit un elemento comune, una sorta di introduzione - nel senso più ampio del termine - a una magnifica storia. Qual è stato l’incipit che Viki Ders ha colto nell’avvicinarsi all’arte dell’immagine e con essa all’applicazione delle varie tecniche di lavorazione della stessa?

Facendo un’analisi introspettiva, la sola risposta che mi viene da dare è una domanda…l’arte è parte di noi? Penso proprio di sì, l’arte vive in noi, e la esprimiamo attraverso vari strumenti che ci sono stati donati o messi a disposizione. Ci esprimiamo infatti attraverso l’uso della pittura o della scrittura. Siamo in grado di modellare un oggetto informe di qualsiasi materiale sia esso costituito e comunicare anche attraverso la fotografia, che ritengo essere un’evoluzione del disegno e della pittura, miei primi approcci all’arte dell’immagine da autodidatta. Disegnavo istintivamente su un pezzo di carta, durante le lezioni dei professori per concentrarmi su quanto dicevano, se li guardavo parlare, mi distraevo. Quindi questo sta a significare che per me, disegnare, era una cosa naturale, e oggi mi ritrovo a dare seguito a queste mie passioni “dipingendo” con la macchina fotografica. Nella evoluzione creativa rientra anche la conoscenza e lo studio dei nuovi strumenti per ottenere immagini fotografiche soddisfacenti, o che abbiano il senso artistico voluto, oppure ottenuto per caso. I programmi di editing fotografico, o le eventuali tecniche applicate in fase di scatto, sono strumenti indispensabili per creare con la fotografia, e assorbono la maggior parte del tempo necessario per arrivare ad un risultato finito, ma è eccitante tanto quanto può essere lo scrivere, il modellare, il dipingere, ricamare, recitare ecc.

Quale potrebbe essere la percentuale di miglioramento applicabile partendo da un’immagine di base e quali caratteristiche fondamentali quest’ultima deve possedere affinché ne possa nascere, attraverso genio e talento, un prodotto che possa rispondere ai criteri di opera fotografica?

Personalmente ho la sensazione che non sempre sia necessario rispettare dei canoni predefiniti o regole da seguire per trasformare una fotografia in una opera artistica. Paul Jackson Pollock, ad esempio, è ritenuto uno dei massimi esponenti dell'espressionismo astratto o action panting del secolo scorso, eppure ha semplicemente fatto cadere della pittura sulle tele, creando giochi cromatici, di forme, di linee. Ecco, se volessimo trasferire il tutto alla fotografia, si potrebbe realizzare lo stesso effetto con semplici movimenti del corpo macchina, in fase di scatto, con la giusta combinazione di apertura diaframma e tempo, Tale combinazione potrebbe offrirci un risultato sovrapponibile a quello richiesto nella creazione di un’opera d’arte, ed esattamente alla foto painting. Oppure, se otteniamo foto molto sotto esposte o sovraesposte, osservandole meglio, spesso, ci risaltano agli occhi, dei tratti che si rifanno a degli oggetti/soggetti leggibili, riconoscibili nonostante non si sia di fronte ad una foto ben eseguita, con tutti i suoi colori e la sua composizione, come da regola. Quindi sta nell’occhio di chi guarda riconoscere quei tratti artistici necessari per attribuire a quello scatto caratteristiche di opera d’arte. 

Sappiamo bene che esistono software in grado di rendere uno scatto unico, di renderlo magico attraverso filtri, oppure adoperando accorgimenti sull’effetto cromatico d’insieme o meglio ancora, modificandone effetti focali per creare sfumature calde e avvolgenti. Quanto di tutto questo è in grado di fare la sola esperienza dell’operatore in sede di cattura e congelamento del momento?

Sicuramente di programmi di editing fotografica ce ne sono, ci aiutano ed oggi con l’arrivo della AI si fanno cose inimmaginabili, ma se si vuole creare già in fase di scatto, tutto dipende dalla padronanza che si ha dello strumento fotografico. Ovvio, ci sono diverse tecniche fotografiche che ti permettono di avere da subito un’immagine artistica, come ho detto in precedenza, portando alcuni esempi. Persino con gli smartphone è possibile giocare con varie app che generano o migliorano le foto mentre le realizzi, e questo ha portato a un’elevata diffusione di massa dell’arte fotografica, laddove soprattutto i giovani realizzano cose ancora più esilaranti, essendo lo smartphone molto più snello, immediato nella gestione e disponibile per chiunque. Tale cambiamento ha dato agli stessi la possibilità di scoprire e sviluppare una creatività davvero affascinante. La fotografia realizzata comunque non resterà mai “grezza” così come viene generata, un minimo di ritocco è obbligatorio.

Credo di poter affermare che la natura è la massima fonte d'ispirazione per un fotografo, anche se spesso, scatti riguardanti opere derivanti dall’intervento antropologico sul territorio possano possedere particolari peculiarità, tali da sfidare il rigoglioso e sempre sorprendente insieme dato dal creato più selvaggio. Il tuo pensiero?

Sicuramente la natura è la scuola migliore per iniziare ad approcciarsi alla fotografia, essendo una fonte inesauribile di colori, di forme, giochi di ombre, di luce, di texture, di situazioni che stimolano la voglia di possedere per sempre una determinata. L’elemento naturale lo si trova in un posto visitato, nei colori davanti ai quali siamo rimasti incantati come in contemplazione, nelle persone che hanno condiviso con noi dei momenti irripetibili. Altrettanto affascinante è giocare con le geometrie di opere realizzate dall’ingegno umano, ulteriore fonte inesauribile e dove esercitarsi in modo creativo quasi illimitato con strutture storiche ma anche moderne, molto più lineari ma non meno interessanti da fotografare e trasformarle in opere d’arte, e ne abbiamo tantissimi esempi. Mi permetto di aggiungere o non dimenticare il cibo. Dalle nature morte dei dipinti che dalla storia ci sono arrivati, adesso fotografare un piatto ricco di decori o anche solo invitante è diventata una divertente consuetudine. Sempre più spesso ci si mette il tocco personale per curare l’inquadratura di una portata o anche solo di una bevanda ben presentata, aggiungendo dettagli che, in modo armonico con il soggetto principale, completano il racconto fotografico, rendendolo meno asettico, meno statico e facendo spostare lo sguardo in ogni angolo della composizione fotografica.  La luce comunque è la fonte primaria, senza non avremmo la foto.

Ringrazio Viki per questa piacevole chiacchierata e spero che qualche buona idea per apprezzare l'arte fotografica, al pari di qualsiasi disciplina artistica sia stata resa. A Viki, auguriamo di ottenere risultati sempre più prestigiosi nella realizzazione delle sue opere di raffinata bellezza e di pregevole realizzazione.