Se pensiamo alla fotografia come semplice idea di fissazione di un’immagine, non arriveremo mai a osservare come questa si sia evoluta nel tempo e a quante categorie di attività/discipline può essere applicata per la sua duttilità e per la sua proprietà di utilizzo in molteplici campi laddove spesso, assume anche valenza di documento ufficiale in ambito storico, culturale e sociale nella vita di tutti i giorni.
Sin dal 1826, primo vero approccio con la fotografia ad opera
di Joseph Nicéphore Niépce molto è cambiato e oggi, nell’era del
digitale, del web e delle numerose applicazioni (AI a parte), si è in grado di modificare radicalmente una semplice immagine donandole una vita assai differente, ma mai staccata definitivamente da quella originaria.
In questa nota tuttavia, voglio dirigere il focus sulla fotografia
d’arte, quella cioè che nasce come espressione pura e soggettiva
nell’interpretazione del mondo e della sua natura, non intesa solo come
condizione o modo di essere in origine di un soggetto/materia ma come insieme di esseri
viventi, animali e vegetali del nostro pianeta in continuo studio e movimento.
Viki Ders, è fotografa di professione e svolge questa attività ormai da vari decenni. La sua grande passione tra le altre cose, è quella della composizione su elementi ritenuti straordinari o su eventi eccezionali che il nostro mondo ci propone quotidianamente. Partendo da una base la cui espressività risulta essere già performante dal punto di vista emozionale, costruisce, attraverso una sana e naturale sensibilità innata, un insieme che incolla realtà a fantasia e viceversa, non perdendo mai di vista il fondamentale senso della coerenza tra elementi in relazione alla propria immaginazione.
Grazie Viki per aver accettato il mio invito. Partiamo subito con una domanda che ci fa subito capire quanta forza imprime una passione all’interno di un contesto ove primeggia l’amore per una disciplina. Volendo accostare l’arte della fotografia a quella della scrittura si potrebbe individuare nell’incipit un elemento comune, una sorta di introduzione - nel senso più ampio del termine - a una magnifica storia. Qual è stato l’incipit che Viki Ders ha colto nell’avvicinarsi all’arte dell’immagine e con essa all’applicazione delle varie tecniche di lavorazione della stessa?
Quale potrebbe essere la percentuale di miglioramento applicabile partendo da un’immagine di base e quali caratteristiche fondamentali quest’ultima deve possedere affinché ne possa nascere, attraverso genio e talento, un prodotto che possa rispondere ai criteri di opera fotografica?
Sappiamo bene che esistono software in grado di rendere uno scatto unico, di renderlo magico attraverso filtri, oppure adoperando accorgimenti sull’effetto cromatico d’insieme o meglio ancora, modificandone effetti focali per creare sfumature calde e avvolgenti. Quanto di tutto questo è in grado di fare la sola esperienza dell’operatore in sede di cattura e congelamento del momento?
Credo di poter affermare che la natura è la massima fonte d'ispirazione per un fotografo, anche se spesso, scatti riguardanti opere derivanti dall’intervento antropologico sul territorio possano possedere particolari peculiarità, tali da sfidare il rigoglioso e sempre sorprendente insieme dato dal creato più selvaggio. Il tuo pensiero?
Sicuramente la natura è la scuola migliore per iniziare ad approcciarsi alla fotografia, essendo una fonte inesauribile di colori, di forme, giochi di ombre, di luce, di texture, di situazioni che stimolano la voglia di possedere per sempre una determinata. L’elemento naturale lo si trova in un posto visitato, nei colori davanti ai quali siamo rimasti incantati come in contemplazione, nelle persone che hanno condiviso con noi dei momenti irripetibili. Altrettanto affascinante è giocare con le geometrie di opere realizzate dall’ingegno umano, ulteriore fonte inesauribile e dove esercitarsi in modo creativo quasi illimitato con strutture storiche ma anche moderne, molto più lineari ma non meno interessanti da fotografare e trasformarle in opere d’arte, e ne abbiamo tantissimi esempi. Mi permetto di aggiungere o non dimenticare il cibo. Dalle nature morte dei dipinti che dalla storia ci sono arrivati, adesso fotografare un piatto ricco di decori o anche solo invitante è diventata una divertente consuetudine. Sempre più spesso ci si mette il tocco personale per curare l’inquadratura di una portata o anche solo di una bevanda ben presentata, aggiungendo dettagli che, in modo armonico con il soggetto principale, completano il racconto fotografico, rendendolo meno asettico, meno statico e facendo spostare lo sguardo in ogni angolo della composizione fotografica. La luce comunque è la fonte primaria, senza non avremmo la foto.
Ringrazio Viki per questa piacevole chiacchierata e spero che qualche buona idea per apprezzare l'arte fotografica, al pari di qualsiasi disciplina artistica sia stata resa. A Viki, auguriamo di ottenere risultati sempre più prestigiosi nella realizzazione delle sue opere di raffinata bellezza e di pregevole realizzazione.