martedì 18 marzo 2025

Piglio, il fascino dell’ignoto

Piglio secondo i più illustri studiosi di topografia romana (Nibby, Monsehn, Westphal), dovrebbe essere l’erede dell’antichissimo “Capitulum Hernicum” o  “Kapitulon ton Ernikon” di cui fanno menzione sia Plinio che Strabone.

In effetti, nella zona pianeggiante che circonda il Paese, sede dell’antico “Capitulum“, non è difficile, ancora oggi, imbattersi in trabeazioni, epigrafi, resti fittili, avanzi di cisterne, acquedotti, cippi di colonne e ruderi di epoca romana nel classico “Opus Reticulatum“.

Passata dalla pianura fino a quota 620, tra le più sicure propaggini meridionali del Monte Scalambra, la colonia romana si organizzò in “CASTRUM“, il ” CASTRUM PYLEI “, del quale si hanno notizie fin dal 1088. In un primo tempo dominio della diocesi di Anagni, il Paese conobbe successivamente la dominazione dei Caetani- de Pyleo, di Corrado d’Antiochia (figlio naturale di Federico II di Svevia), dei Colonna di Paliano, degli Orsini, dei Borgia, (papa Alessandro VI), e dopo la battaglia di Lepanto, di nuovo dei Colonna.

Il 20 Aprile 1849 a Piglio è passato anche Giuseppe Garibaldi, “in difesa della Repubblica Romana, aggredita dai preti e dallo straniero”; lo ricorda una targa posta su una parete lungo il Viale Umberto 1°.

Esiste oltre ad un paesaggio naturale, anche un paesaggio storico, nel quale i valori ambientali ed archeologici sono complementari. Questo è il caso di Piglio in cui accanto alla suggestiva ed eccezionale bellezza dei luoghi, troviamo un concentrarsi di elementi artistici appartenenti ad età e culture differenti e tutte di notevole livello qualitativo.

Questo centro dell’alta Ciociaria condivide con altri luoghi l’effetto di un costante oblio da parte dei cultori di storia e di arte. Quanto vantava nel passato e può ancora mostrare al giorno d’oggi, rappresenta invece un patrimonio ricco e diversificato che abbraccia un arco di tempo che si estende dall’antichità romana al tardo barocco.

Giorgio Alessandro Pacetti


sabato 15 marzo 2025

In ricordo del ven. P. Quirico Pignalberi ofm conv.

Quest’anno ricorre il 40° anniversario della traslazione della salma del P. Quirico Pignalberi dal cimitero di Serrone, suo paese natale, alla Cappellina del Sacro Cuore nell’ambito del Complesso Francescano di San Lorenzo, dove il buon religioso trascorse la maggiore parte della sua esistenza.

Una Santa Messa commemorativa, preceduta dalla recita del Santo Rosario, verrà celebrata domenica 30 Marzo 2025 alle ore 17,00, nella chiesa di San Lorenzo a Piglio. Per il Venerabile P. Quirico Pignalberi ofm conv. tutto è iniziato trentatre anni fa e precisamente il 29 Giugno del 1992, nella chiesa di San Lorenzo in Piglio. A presiedere la prima sessione del processo è stato l’allora Vescovo della Diocesi di Anagni-Alatri, mons. Luigi Belloli davanti alle autorità civili e religiose ed a numerosissimi fedeli giunti da ogni parte, dopo la richiesta avanzata dal postulatore padre Ambrogio Sanna al Vescovo di Albano Mons. Bernini, nella cui diocesi P. Quirico è morto (Anzio 18/07/1982), perché il processo canonico potesse svolgersi presso la curia anagnina, ordinaria dei luoghi, ove il religioso visse ed operò per circa 50 anni.

Il 1° Luglio 2005, sempre nella chiesa di San Lorenzo a Piglio, mons. Lorenzo Loppa aveva presieduto la sessione di chiusura del processo di canonizzazione del padre Quirico alla presenza delle autorità civili e religiose, tra uno stuolo di confratelli francescani, di sacerdoti, del collegio dei periti censori (storici e teologi), composto dal cancelliere Mons. Enzo Rossi, dal Giudice Delegato Mons. Angelo Ricci, dal Promotore di giustizia Mons. Bruno Durante ex parroco di Piglio, dal Notaio Don Marcello Coretti e parroco di Piglio, del Ministro Provinciale padre Piergiorgio Vitelli, del Vice Postulatore e promotore dell’iniziativa padre Ernesto Piacentini ed alla presenza di tanti fedeli.

Il giorno 3 Marzo 2016, papa FRANCESCO ha permesso al Card. ANGELO AMATO, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, di promulgare Venerabile il Servo di Dio P. Quirico Pignalberi con il DECRETO sull’eroicità.

Grazie alla presenza del P. Quirico, Piglio ospitò tra le sue mura nel lontano 1937, San Massimiliano Kolbe, confondatore con il P. Quirico della Milizia dell’Immacolata che conta numerosi iscritti nelle nostre contrade ciociare. 

Così, un altro ciociaro è stato iscritto all’albo degli uomini illustri, per la ricchezza del suo tessuto esistenziale, fatto di obbedienza, di preghiera incessante, di penitenza austera, di maestro dei novizi. In coloro che lo hanno conosciuto è forte l’ammirazione e vivo è il ricordo di questo umile frate piccolo nella statura, ma gigante nello spirito.

La Provvidenza si servì del P. Quirico per qualificate missioni di pace, che egli condusse a termine sempre con pazienza, con umiltà, alieno da arrivismi, quale buon pastore e ministro di Cristo.

Così padre Quirico silenziosamente compì il suo terreno cammino, iniziato il 18 Luglio 1908 a Zagarolo, silenziosamente, tenendosi in ombra, ma quanti insegnamenti sono nati dal suo silenzio! Quanta luce è nata nell’ombra!

E’ la luce che solo animi nobili generano nelle tenebre di una società troppo spesso offuscata dal male.

Un’altra scintilla di santità brilla in questo lembo di terra ciociara ricca di spiritualità francescana”.

Giorgio Alessandro Pacetti

domenica 19 gennaio 2025

PIGLIO, Beato Andrea Conti nei cicli pittorici esistenti in molte città italiane e straniere.

A Firenze il ciclo degli affreschi di Santa Croce, nella Cappella Castellani affrescata da Agnolo Gaddi tra il 1383 e il 1385 presenta anche figure di santi francescani ai lati delle scene.

Tra queste, nella parte sinistra guardando la cappella, tra San Ludovico di Tolosa e Ubertino da Casale è inserita la figura del Beato Andrea Conti di Anagni, che rifiuta la porpora cardinalizia gettando via il cappello (rosso), insieme ad altre importanti figure del mondo religioso principalmente francescano conventuale.

Un’altra immagine del Beato Andrea Conti, viene ritratta esattamente nell’intradosso dell’arco della Cappella Rinuccini, affrescata da Giovanni da Milano tra il 1363 e il 1366; un’altra immagine, in affresco del beato Andrea nella sacrestia della Basilica di Santa Croce molto simile a quella della Cappella Maggiore, tra il 1388 e il 1393, ma anteriore come datazione, dove il Beato è senza il libro in mano (dopo 1369, attribuita a Matteo di Pacino seguace di Giovanni da Milano).

Qui il Beato Andrea è in compagnia di San Francesco, San Ludovico di Tolosa, Sant’Antonio da Padova. Il libro in mano, rappresentato successivamente, è quello scritto dal Beato sul parto di Maria Vergine. Infine un’altra immagine nella Cappella Maggiore in una delle vetrate.

A Piglio la più antica immagine del Beato Andrea Conti con il libro in mano è stata rinvenuta nel 1986 nella chiesa di San Rocco-Madonna della Valle, nell’affresco del 1300 di scuola giottesca-napoletana, insieme alla Madonna delle Rose con bambino in trono, a San Giovanni Evangelista, a San Leonardo e a Sant’Antonio Abate e nel soffitto della sacrestia della Collegiata santa Maria Assunta dove il Beato Andrea è raffigurato insieme e a San Lorenzo e la Madonna in trono.

A Ragusa Ibla una cartolina ritrae il Beato Andrea Conti nella chiesa di San Francesco.

Altri cicli pittorici riguardanti il Beato Andrea sono presenti in località di varie regioni d’Italia , quali Palermo, Asti, Chieti, Benevento, Firenze, Lucera, Ragusa Ibla, Piacenza, Noto e Oristano per non parlare delle località del Lazio, da Bagnoregio ad Arpino, da Nettuno a Poli, da Segni, a Veroli, da Ferentino ad Alatri oltre ad Anagni, dove è ritratto in una pala nella sacrestia della Cattedrale di Anagni e dove viene invocato come patrono “minus principalis” di tutta la diocesi.

Per completare questo sguardo panoramico, dobbiamo anche aggiungere che, essendo stato il culto verso il Beato Andrea Conti, promosso quasi esclusivamente dai Frati Minori Conventuali, l’assenza forzata di detti religiosi da molte delle località su elencate ha influito negativamente sul culto medesimo, per cui se oggi non è difficile trovare in quegli stessi luoghi un quadro o un’immagine pittorica che ricordi il Beato è diminuita e, a volte scomparsa la devozione a questo “insigne”, quanto umile Beato che, pur essendo stato raffigurato in ogni epoca ed in moltissime località, anche straniere, da ben tre secoli circa è rimasto semplicemente e solamente “Beato”.

Giorgio Alessandro Pacetti