In effetti, nella zona pianeggiante che circonda il Paese,
sede dell’antico “Capitulum“, non è difficile, ancora oggi, imbattersi in
trabeazioni, epigrafi, resti fittili, avanzi di cisterne, acquedotti, cippi di
colonne e ruderi di epoca romana nel classico “Opus Reticulatum“.
Passata dalla pianura fino a quota 620, tra le più sicure
propaggini meridionali del Monte Scalambra, la colonia romana si organizzò in
“CASTRUM“, il ” CASTRUM PYLEI “, del quale si hanno notizie fin dal 1088. In un
primo tempo dominio della diocesi di Anagni, il Paese conobbe successivamente
la dominazione dei Caetani- de Pyleo, di Corrado d’Antiochia (figlio naturale
di Federico II di Svevia), dei Colonna di Paliano, degli Orsini, dei Borgia,
(papa Alessandro VI), e dopo la battaglia di Lepanto, di nuovo dei Colonna.
Il 20 Aprile 1849 a Piglio è passato anche Giuseppe
Garibaldi, “in difesa della Repubblica Romana, aggredita dai preti e dallo
straniero”; lo ricorda una targa posta su una parete lungo il Viale Umberto 1°.
Esiste oltre ad un paesaggio naturale, anche un paesaggio storico, nel quale i valori ambientali ed archeologici sono complementari. Questo è il caso di Piglio in cui accanto alla suggestiva ed eccezionale bellezza dei luoghi, troviamo un concentrarsi di elementi artistici appartenenti ad età e culture differenti e tutte di notevole livello qualitativo.
Questo centro dell’alta Ciociaria condivide con altri luoghi l’effetto di un costante oblio da parte dei cultori di storia e di arte. Quanto vantava nel passato e può ancora mostrare al giorno d’oggi, rappresenta invece un patrimonio ricco e diversificato che abbraccia un arco di tempo che si estende dall’antichità romana al tardo barocco.
Giorgio Alessandro Pacetti