giovedì 22 agosto 2024

Quei valori finiti nella spazzatura

Tempo fa, leggendo qua e là in rete ciò che accade in questo nostro mondo mi sono imbattuto in un post che qualche riflessivo utente aveva inserito in uno dei tanti social che ormai tingono di chiaroscuro il nostro scialbo vivere nella società contemporanea. Tra le altre cose, all’interno del post, si lamentava il fatto che la musica, oggi, non esiste più. Bene, ho pensato, qualcuno se n’è finalmente accorto oltre il sottoscritto. Tale dichiarazione, assolutamente veritiera, apre un mondo verso un tema che in pochi sentono l’esigenza di affrontare, poiché nel rispetto dello stile oggi imperante “tutto e subito a prescindere”, non ha nessun ritorno garantito in termini di guadagno e/o di interesse, anzi, allontana coloro che la pensano diversamente e col verificarsi di tale nefasto accadimento, il suo autore avrà il rammarico di aver perso follower piuttosto che la felicità di avere espresso un’idea, assumendo una posizione ferma e chiara nei confronti del comune orientamento.

Tuttavia non solo la musica (rimasta viva solo fino alla fine del secolo scorso), impietosamente dimenticata quale espressione di creatività, di fantasia, di sperimentazione e di ricerca è andata via via scemando fino a lasciare oggi solo deboli tracce, ma le arti in generale ahimè, hanno subìto un lento e inesorabile tracollo, svuotandosi del proprio valore artistico collegato al genio umano e al supremo spirituale "io" interiore, fonte inesauribile di energie creative.

Colpa degli artisti? Forse; colpa degli utenti? Sicuramente! Gli strateghi del marketing insegnano che ogni studio è finalizzato all'accumulare denaro, a prendersi la più grande fetta del mercato e vincere così la concorrenza,  ed è questo ciò che conta. In relazione a questo principio, sacro per i più, ciò che il mercato chiede va prodotto e non dobbiamo spaventarci se tali dinamiche palesano una perdita di qualità. L’utente medio questo cerca? Bene! Questo dovrà essere proposto nel rispetto del concetto, ormai ampiamente collaudato, della domanda/offerta.

Un chiaro esempio arriva dagli eventi dove la musica dovrebbe essere l'ingrediente fondamentale; essere regina della serata: i concerti. Gli stadi sono pieni quando questi sono tenuti da protagonisti di un certo genere sonoro che offrono un insieme di "rumori" non sempre collegabili alla stessa arte musicale (ma sicuramente richiesti dal mercato dell’orrore) aggregati tra loro a formare una monotona e arzigogolante nenia. Viceversa, musicisti professionisti e titolati, con alle spalle anni di studio accademico e con esperienza pluridecennale nel campo delle sette note, sono costretti a suonare in scialbi pub davanti a pochi intenditori - una rarità ormai - o addirittura, per poter sbarcare il lunario,  in eventi quali matrimoni e feste di compleanno sconvolgendo - non senza dolore - il proprio repertorio.

Si assiste purtroppo, allargando raggio d'azione verso più ampi orizzonti, a un costante e inesorabile crollo generale dei valori e a un continuo ridicolizzare le istituzioni, le religioni e i popoli, attraverso aggressioni verbali, soprusi e atti di bullismo intellettuale.

Il mondo, oggi, è diventato una corsa al successo immediato mediante ogni mezzo disponibile dove chi spesso vince, non è il più bravo e talentuoso, ma il più affine alla richiesta di mercato e il più capace nell’ostentare accattivanti profili solo estetici, spesso privi di sostanza. Il suo "strillo", pur senza contenuto, deve essere capace di coprire quello dell’antagonista impedendone espressione e replica. È bravo colui che nei social fa il pieno di like e colui che viene seguito da centinaia di migliaia di follower per i suoi contenuti studiati ad hoc, e a volte anche rischiosi poiché non di rado, accade che vengano proposte imprese attraverso atti non privi di incoscienza e che qualche emulatore, emotivamente più sensibile, potrebbe prendere in seria considerazione. Tutto questo, naturalmente, per catturare svagate menti in balia di un display e con loro, interessi economici e profitti d'ogni tipo. 

Il mancato rispetto e la scarsa osservanza dei valori della vita, il deciso calo di qualità delle arti in primis, a mio parere non sono casi legati solo a una tendenza momentanea in virtù di una sensibile inversione di tendenza da parte della società contemporanea, ma un fenomeno destinato a mutare definitivamente il modo di intendere tali elementi. 

Secondo un comune desiderio avanguardistico, il passato non è più riferimento certo ed esempio pratico nella creazione di opere d'arte, cancellato il postmodernismo si cerca e si vuole l'ambiguità, l'effetto che crei incredulità con la speranza che si affermi anche grazie a una determinata critica dal forte impatto mediatico. La società del nostro tempo insomma, mira alla trasformazione dei canoni classici in rinnovati stili molto meglio adattabili all'era del "mordi e fuggi".

Siamo quindi noi che essendo sempre meno disposti a cercare emozioni spontanee, libere da pregiudizio e conformismo, tendiamo a distruggere e/o a estremizzare ogni evento sino a snaturarlo. Abbiamo perso di vista la bellezza, il piacere dell’unicità e la voglia di stupirci, favorendo così un'implosione emotiva, spesso soppressa nel nostro inconscio adeguamento al mondo di massa e alle sue mode. Evitiamo di arrivare a percepire ciò che riesca a “umiliare”  la nostra "moderna" arroganza, accettando una costante e inesorabile evoluzione verso il peggio.


Fonte immagini: Pexels.com


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