martedì 24 giugno 2025

Quando un Premio di Letteratura e Arti visive diventa supporto e faro contro violenza di genere e sui minori

"Qui, si fanno le cose per bene". Questo, è senz'altro stato il mio primo pensiero nel varcare l’ingresso della sala ove di lì a poco si sarebbe svolta una cerimonia di premiazione e questa volta, un plauso va anche alle Istituzioni dello Stato e nella fattispecie alla Provincia di Foggia la quale, per l’occasione, ha messo a disposizione la sala del Tribunale all’interno di Palazzo Dogana, sede oggi della Provincia.

La cerimonia in questione, ha riguardato il Premio Internazionale di Letteratura e Arti Visive denominato Ciò che Caino non sa, giunto ormai alla sesta edizione e per quest'ultima assorbito dell’Accademia delle Arti e delle Scienze Filosofiche di Bari di cui Massimo Massa ne è ideatore e Pro Rettore. 

Il premio, fondato e presieduto da Maria Teresa Infante La Marca, ha raccolto, di edizione in edizione grandi consensi, sia da parte degli addetti ai lavori che da coloro che nel tempo vi hanno preso parte a vario titolo.

L’impegno dell’organizzazione, all'interno della quale sono stato inserito quale membro di commissione per l’articolo giornalistico, è di quelli che si possono annoverare tra i più nobili e importanti e allo stesso tempo, più appaganti. Un sacrificio che è valso la pena patire non fosse altro per il tema che il Premio ha inteso trattare: la violenza di genere e sui minori

Una grande passione per la diffusione dell'arte e della cultura è stata sicuramente la dote principale mostrata e messa in campo dall'intero organico del Premio, ma allo stesso tempo lodevole e pregna di significato, la scelta di proporre, fin dalla prima edizione, un tema quanto mai attuale e di estrema gravità nella nostra società contemporanea che mai come adesso, ha urgente bisogno che il livello di attenzione sia posto sempre più in alto allo scopo di poter adeguatamente combattere un male che può e deve essere sconfitto.

Un Premio articolato in più sezioni e con all’interno della celebrazione della consegna dei riconoscimenti anche conferimenti di elogi e benemerenze a coloro che in qualche modo si sono distinti nella lotta contro ogni genere di sopruso e di violenza attraverso la loro opera.

Ciò che caino non sa non è solo una semplice riunione di artisti ma è aggregazione spirituale, unione di intenti e socialità costruttiva, ma soprattutto, è un insieme di voci che in un crescendo continuo muovono pensieri, idee e coscienze. È un'occasione irripetibile all'interno della quale vengono forniti strumenti di riflessione, utili e spesso fondamentali, a stimolare  interrogativi interiori attraverso cui recuperare i giusti valori di rispetto e di libertà prima ancora che di uguaglianza e di bene.

L’arte in contesti come questo, non è solo espressione di ingegno e di talento, ma può e deve diventare  comunicazione globale, trasmissione di valori e specchio di una società sana. Essere riferimento certo per le giovani generazioni affinché sappiano discernere ciò che è bene e ciò che è male. Affinché sappiano riconoscere il limite oltre il quale ogni azione diventa violenza e cattiveria le quali, come spesso accade, incarnano povertà di valori  e troppo spesso un limitato livello di istruzione individuale.

Complimenti quindi all’intera organizzazione che proprio facendo leva sulle molteplici applicazioni nelle quali le attività artistiche trovano fertile terreno continuano a lanciare segnali allarmanti riguardo il fenomeno in questione nella speranza che in ognuno, possa emergere una capacità d’analisi che non sia solo un termine fine a sé stesso  ma maturazione individuale e convinzione che il valore della vita, propria e degli altri, sia e debba rimanere elemento sacro e inviolabile.

Foto: Viki Ders

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