Ho il piacere di ospitare, nell’angolo riservato alle novità e le interviste del mio blog, una poetessa la cui scrittura fluida e profonda, sonda con tenacia natura e sentimenti alla ricerca dei significati della vita. E lo fa analizzando soprattutto forme, colori e stati d'animo. Una ricerca la sua, che la porta a contatto con le innumerevoli influenze che l’esistenza profonde, e all’interno delle quali si immerge con viva contemplazione e autentica riflessione attraverso le sue poesie. Federica Sanguigni vive a Fondi ed è membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Culturale "Musicinecultura" all’interno della quale, oltre a collaborare all’organizzazione di eventi, si occupa anche di recensione di testi narrativi e poetici, nonché di presentazioni di libri in generale. Membro di giuria in concorsi letterari, è anche autrice dell’atto unico teatrale “È solo colpa mia”, tratto dall’omonimo proprio racconto risultato vincitore di un premio letterario a Reggio Calabria. Uno sguardo attento anche a temi sociali, quali la violenza sulle donne e la condizione patita dalle persone diversamente abili e sicuramente bisognevoli di maggiori attenzioni, fanno di Federica un’autrice completa. Un'artista che sa mettere a disposizione dei propri lettori, non solo l’arte intesa come forma espressiva quale frutto di raffinata creazione, ma l'arte come strumento di sensibilizzazione in ambito sociale e culturale.
Federica ti dichiari apertamente appassionata di lettura e soprattutto amante della poesia di cui hai iniziato ad apprezzarne versi e autori fin da bambina. Immagino che tu, autrice di poesia ormai affermata, l’abbia scelta quale espressione artistica che meglio poteva “illuminare” le tue emozioni e le sensazioni ad esse connesse. Quando, nel corso della tua vita, ti sei resa conto che avresti potuto anche tu mettere il tuo animo in condizioni di poter esprimersi attraverso questa nobile e antica forma di scrittura?
Ho scritto qualche poesia già da bambina, lo ricordo bene, e mi dispiace non averne più traccia. Ma è nell’adolescenza, l’età dei primi turbamenti e delle prime delusioni, che ho dato grande sfogo alle mie emozioni portandole su carta attraverso la sublime forma della poesia. Nel corso degli anni, essa è stata una compagna fedele in ogni momento della mia vita, soprattutto quelli più difficili e dolorosi. Solo nell’età matura, però, la poesia mi ha dato quel coraggio necessario a comunicare, attraverso di essa, con un pubblico. Trasmettere emozioni, permettere alle persone di identificarsi nei miei versi e di trovarne conforto, a volte, è la soddisfazione più grande che mai avrei creduto di poter provare.
Il tuo impegno nel sociale lascia trasparire una certa sensibilità verso le fasce più a rischio in tema di violenza ma non solo, direi soprattutto verso quelle categorie di persone che affrontano un disagio dato dalla loro diversa abilità. Me lo fa capire la tua ultima pubblicazione “Da me a te andata e ritorno”, in collaborazione con Roberta Recchia, dove questo importante argomento viene trattato attraverso racconti e poesie. Sai coniugare agevolmente quindi, arte e impegno morale e civile. Come sei riuscita a proiettare la tua creatività poetica in questo mondo e come ha inciso questo impegno nella tua esperienza di poetessa?
Credo che l’arte in generale, oltre a svolgere una funzione di intrattenimento e di piacere, debba mettersi al servizio della società. Un brano musicale, un dipinto, una poesia possono comunicare messaggi di pace, di speranza, possono informare, spronare le anime a una riflessione attenta e partecipata di qualsiasi situazione. Personalmente, avverto continuamente una sorta di dovere morale nell’impiegare la mia creatività per dar voce a persone e vicende che spesso, purtroppo, non hanno possibilità di farsi sentire. Non sono capace di rispondere alla domanda “come ci sei riuscita” perché è qualcosa che parte dal mio animo e che mi “obbliga” a farlo. Posso, però, citare le parole di una persona che ha detto di riconoscere in me un particolare talento nel riuscire a interpretare situazioni e stati d’animo che, anche se non mi appartengono, vengono fuori nei miei scritti. E tutto ciò ha inciso profondamente nella mia poetica e nell’esperienza sempre forte con la poesia, arricchendola e facendomi ogni volta capire che quello che ricevo è sempre maggiore di ciò che dono.
Abbiamo entrambi a cuore un tema assolutamente importante e sempre molto sentito all’interno della nostra società ed è quello della violenza sulle donne. Con i tuoi testi, hai partecipato a incontri e convegni nelle scuole allo scopo di sensibilizzare le comunità locali - e non solo - a porgere la dovuta attenzione a un fenomeno che non conosce pause e particolarmente sentito sia a livello nazionale che in tutto il mondo femminile. Lo hai fatto coinvolgendo organi competenti quali il “Centro antiviolenza Nadyr di Fondi” e la “FIDAPA” sez. di Fondi. Pensi che la poesia e la scrittura in generale possa raggiungere dei buoni risultati in termini di invito alla riflessione, come deterrente a questo triste e inarrestabile susseguirsi di eventi e/o come campagna di sensibilizzazione libera?
Il drammatico argomento della violenza sulle donne è un tema ricorrente nei miei scritti, siano essi in poesia che in prosa. E sono state proprio le associazioni a coinvolgere me nelle loro iniziative. Ritengo anche questo una sorta di dovere morale, un compito che sento di dover svolgere attraverso la mia creatività. Sono consapevole che non sarà una poesia a cambiare la situazione ma parlare di questo tema, informare soprattutto i ragazzi e le ragazze, è fondamentale per una visione ampia e seria del problema. Ripongo, dentro di me, la speranza che le mie parole vengano lette da chi vive simili situazioni e che esse possano essere la spinta necessaria a reagire. Più di una volta mi è capitato di essere contattata da persone che, seppur indirettamente, avevano bisogno di un aiuto in quanto riconoscevano in me una “addetta ai lavori”. Non solo, mi è stato chiesto di parlare di vicende di vita vissuta, attraverso la mia creatività artistica. Fungere da tramite, in situazioni del genere, essere la voce di chi non sa o non può parlare, mi rende fiera del piccolissimo contributo che sto dando a questa causa. Credo che la cultura, la corretta informazione, l’impegno di artisti anche in altre discipline, possano dare una particolare visione del dramma della violenza sulle donne e, di conseguenza, un aiuto concreto alla sensibilizzazione in questo ambito.
La poesia, sotto il profilo artistico, è il mezzo attraverso il quale spontaneamente diamo libero sfogo ai nostri sentimenti. Tra i suoi versi, esiste la consapevolezza e la concreta certezza che risponda fedelmente agli stimoli trasmessi dal mondo circostante, decodificando i messaggi che ci invia attraverso le sue manifestazioni naturali. La poesia, intesa quindi come filtro tra mondo e coscienza, è inquietudine e malinconia, ma diventa anche euforia ed esuberanza dell’anima subito dopo. Come interpreti i segnali che la tua sensibilità ti palesa in relazione a questi elementi della nostra esistenza? E quanto ritieni importante il rapporto ispirazione – stato d’animo che in molti sostengono essere alla base della produzione poetica individuale?
Sono quotidianamente, incessantemente soggetta a stimoli interni ed esterni che la mia sensibilità poetica coglie a volte con grande sofferenza. Tutto ciò che mi circonda mi rimanda alla poesia. Un fiore non è solo un fiore, per me. Un volo di rondine non è solo il movimento meccanico delle ali. Una confidenza di un amico, seppur nella massima discrezione e nel rispetto più assoluto, non resta in superficie ma sedimenta nel mio animo e diviene riflessione e spunto di scrittura. Ogni sfumatura dell’essere umano attecchisce dentro di me come seme pronto a germogliare. Ogni malinconia, ogni inquietudine, ogni euforia diventa verso. Credo non possa esserci poesia senza ispirazione legata ai moti dell’animo. Un poeta è continuamente ispirato perché la sua percezione delle cose è altissima, non comune. Non c’è presunzione nelle mie parole, ma credo che il poeta abbia una sensibilità quasi ultraterrena. Ed è grazie a questa sensibilità, e a causa di essa, che gioisce e soffre in maniera diversa. I poeti non travisano il mondo, risposi una volta a una persona. I poeti lo salvano perché guardano attraverso e arrivano oltre.
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