giovedì 17 febbraio 2022

Nei risvegli di Ungaretti

 Una corsa dentro la poesia del 900

"Risvegli"


Abbiamo ancora qui con noi a farci compagnia Giuseppe Ungaretti il quale ci regala un altro piccolo frammento della sua straordinaria poesia.

Non v’è dubbio, come specificato nei precedenti appuntamenti, che il primo conflitto mondiale lo abbia toccato nella coscienza, lasciando in lui un segno che spesso – seppur magari in parte in questo caso - ritroviamo nella sua scrittura. Rievocazioni, visioni e ricordi che tingono i suoi pensieri di pregresse esperienze, delle quali ne rende palesi le immagini attraverso la poesia. 

Risvegli” è un componimento contenuto nella raccolta poetica “Il Porto sepolto”, prodotta per intero durante la campagna militare e pubblicata nel 1916.

Con "Risvegli", Ungaretti resta fedele al suo stile ermetico, utilizzando un linguaggio elegante e allo stesso tempo carico di quei sentimenti umani che traboccano attraverso la poesia, e che egli eleva a voce inquieta della propria coscienza. Ma leggiamo questa sua poesia che si intitola appunto "Risvegli":

Risvegli

Ogni mio momento

io l’ho vissuto

un’altra volta

in un’epoca fonda

fuori di me

 

Sono lontano colla mia memoria

dietro a quelle vite perse

 

Mi desto in un bagno

di care cose consuete

sorpreso

e raddolcito

 

Rincorro le nuvole

che si sciolgono dolcemente

cogli occhi attenti

e mi rammento

di qualche amico

morto

 

Ma Dio cos’è?

 

E la creatura

atterrita

sbarra gli occhi

e accoglie

gocciole di stelle

e la pianura muta

 

E si sente

Riavere.

Ungaretti sembra sdoppiarsi, moltiplicarsi dentro i suoi pensieri dove si ritrova in altre vite, in altre epoche dove non si riconosce, e dalle quali è ormai distante.

Quasi a voler bonificare, o meglio, addolcire queste spontanee riflessioni, si aggrappa alle care cose che sono sue; legate alla sua vita come gli affetti e le cose che lo rendono sereno. E mentre lo fa, osserva la natura di cui purtroppo qualche amico morto non potrà godere.

Nella sua ricerca introspettiva si interroga su Dio, cercando di capire la sua essenza. Dio cos’è? L’interrogativo trova una risposta nel suo cercarsi dentro, nel suo sentirsi una creatura dentro l’universo immenso e per questo, sembra patirne un terrore lieve ma poi, nutrendo l’anima di gocciole di stelle si sente vivo sopra la pianura che lo accoglie.


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