Ben-Hur agli Altipiani di Arcinazzo quando Hollywood trasformò gli splendidi pratoni nel set del kolossal del 1958. La testimonianza di Giorgio Alessandro Pacetti che ad
anagnia.com racconta le riprese del capolavoro di William Wyler con Charlton Heston
tra le bellezze naturali del territorio
C’era una volta, nel lontano 1958, quando i magnifici Altipiani di Arcinazzo si trasformarono in un palcoscenico a cielo aperto per uno dei più grandiosi kolossal della storia del cinema. Le verdi distese che oggi accolgono turisti e appassionati di natura divennero infatti il teatro delle epiche gesta del principe ebreo Giuda Ben-Hur, protagonista di una delle più memorabili trasposizioni cinematografiche di tutti i tempi.
La scelta di questi pratoni ciociari non fu affatto casuale, ma frutto di una ricerca accurata da parte della produzione hollywoodiana. Gli Altipiani di Arcinazzo offrivano infatti lo scenario perfetto dove far muovere centinaia di comparse, reclutate con paziente lavoro di casting tra tutti i paesi vicini della zona.
Dietro questa monumentale operazione cinematografica c’era la potente Metro-Goldwyn-Mayer, che aveva affidato la produzione a Sam Zimbalist. Il progetto ambizioso puntava a dare nuova vita al celebre romanzo di Lew Wallace, scrittore ed eroe di guerra della secessione americana, trasformando le sue pagine in un’esperienza visiva senza precedenti.
La macchina produttiva mise in campo nomi di assoluto prestigio. Edward Carfagno ricoprì il ruolo di direttore artistico, mentre la regia fu affidata a William Wyler, regista che per questo progetto ricevette la cifra astronomica di un milione di dollari, compenso mai pagato fino ad allora nella storia del cinema.
La scelta del protagonista cadde su Charlton Heston, attore che incarnò alla perfezione il ruolo del vendicatore Ben-Hur. La sua interpretazione fu così magistrale da oscurare definitivamente la fama dei due precedenti adattamenti cinematografici del 1907 e del 1925, consegnando alla storia del cinema una performance indimenticabile. Le riprese e la produzione si svolsero principalmente negli stabilimenti di Cinecittà, in un arco temporale che va dal 18 maggio 1958 al 30 gennaio 1959. Un lavoro certosino che richiese mesi di preparazione e coordinamento tra le maestranze italiane e la produzione americana.
Il film fu poi proiettato in Italia il 21 ottobre 1960, riscuotendo un successo strepitoso che ancora oggi riecheggia nella memoria collettiva. Per realizzare l’accuratezza storica dei costumi, furono reclutati ben 100 professionisti tra sarti, armaioli e conciatori, mentre centinaia di comparse diedero vita alle scene di massa che resero immortale la pellicola.
Particolarmente toccante è la testimonianza di Giorgio Alessandro Pacetti, che ha vissuto in prima persona l’esperienza di far parte di questo straordinario progetto cinematografico.
Le sue parole restituiscono l’atmosfera magica e al tempo stesso impegnativa di quei giorni sui pratoni di Arcinazzo: «Indossare un abbigliamento da condottiero a fianco a Charlton Heston e a Haya Harareet nei panni di Esther è stato per me un grande onore», racconta Pacetti con la commozione di chi ha toccato con mano la storia del cinema. «Anche se non sono mancate le strigliate del regista rivolte alle comparse munite di orologio al polso durante le riprese, tanto da far ripetere due o tre volte la stessa scena sotto il sole cocente del mese di luglio».
Un aneddoto che fa sorridere ma che racconta anche la minuziosa attenzione ai dettagli che caratterizzava il lavoro di William Wyler, regista noto per il suo perfezionismo e la ricerca dell’eccellenza in ogni inquadratura.
Pacetti sottolinea inoltre come la scelta di William Wyler di utilizzare questa località turistica abbia rappresentato un’opportunità di valorizzazione straordinaria per l’intera zona adiacente.
Il regista aveva infatti intuito le potenzialità di un territorio “formato da paesi piccoli, ma ricchi di bellezze naturali e di tradizioni antiche, di aria pura e di acque sorgive limpide e salutari“.
Questa intuizione si rivelò profetica: ancora oggi gli Altipiani di Arcinazzo sono meta di visitatori che, oltre alle bellezze naturali, vengono attratti anche dal fascino di camminare sui luoghi dove ha preso vita uno dei capolavori del cinema mondiale.
La storia di Ben-Hur agli Altipiani di Arcinazzo rappresenta così un perfetto esempio di come il cinema possa diventare veicolo di promozione territoriale, trasformando una location in un simbolo universale.
Un’eredità che continua a vivere nella memoria di chi c’era e nella curiosità di chi, ancora oggi, visita questi luoghi carichi di storia e di magia cinematografica. Il kolossal del 1958 ha infatti lasciato un’impronta indelebile non solo nella storia del cinema, ma anche nell’identità culturale di un territorio che ha saputo accogliere Hollywood mantenendo intatta la propria autenticità.
Nella foto: Giorgio Alessandro Pacetti comparsa a Ben-Hur 1958 Altipiani di Arcinazzo
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