domenica 19 gennaio 2025

PIGLIO, Beato Andrea Conti nei cicli pittorici esistenti in molte città italiane e straniere.

A Firenze il ciclo degli affreschi di Santa Croce, nella Cappella Castellani affrescata da Agnolo Gaddi tra il 1383 e il 1385 presenta anche figure di santi francescani ai lati delle scene.

Tra queste, nella parte sinistra guardando la cappella, tra San Ludovico di Tolosa e Ubertino da Casale è inserita la figura del Beato Andrea Conti di Anagni, che rifiuta la porpora cardinalizia gettando via il cappello (rosso), insieme ad altre importanti figure del mondo religioso principalmente francescano conventuale.

Un’altra immagine del Beato Andrea Conti, viene ritratta esattamente nell’intradosso dell’arco della Cappella Rinuccini, affrescata da Giovanni da Milano tra il 1363 e il 1366; un’altra immagine, in affresco del beato Andrea nella sacrestia della Basilica di Santa Croce molto simile a quella della Cappella Maggiore, tra il 1388 e il 1393, ma anteriore come datazione, dove il Beato è senza il libro in mano (dopo 1369, attribuita a Matteo di Pacino seguace di Giovanni da Milano).

Qui il Beato Andrea è in compagnia di San Francesco, San Ludovico di Tolosa, Sant’Antonio da Padova. Il libro in mano, rappresentato successivamente, è quello scritto dal Beato sul parto di Maria Vergine. Infine un’altra immagine nella Cappella Maggiore in una delle vetrate.

A Piglio la più antica immagine del Beato Andrea Conti con il libro in mano è stata rinvenuta nel 1986 nella chiesa di San Rocco-Madonna della Valle, nell’affresco del 1300 di scuola giottesca-napoletana, insieme alla Madonna delle Rose con bambino in trono, a San Giovanni Evangelista, a San Leonardo e a Sant’Antonio Abate e nel soffitto della sacrestia della Collegiata santa Maria Assunta dove il Beato Andrea è raffigurato insieme e a San Lorenzo e la Madonna in trono.

A Ragusa Ibla una cartolina ritrae il Beato Andrea Conti nella chiesa di San Francesco.

Altri cicli pittorici riguardanti il Beato Andrea sono presenti in località di varie regioni d’Italia , quali Palermo, Asti, Chieti, Benevento, Firenze, Lucera, Ragusa Ibla, Piacenza, Noto e Oristano per non parlare delle località del Lazio, da Bagnoregio ad Arpino, da Nettuno a Poli, da Segni, a Veroli, da Ferentino ad Alatri oltre ad Anagni, dove è ritratto in una pala nella sacrestia della Cattedrale di Anagni e dove viene invocato come patrono “minus principalis” di tutta la diocesi.

Per completare questo sguardo panoramico, dobbiamo anche aggiungere che, essendo stato il culto verso il Beato Andrea Conti, promosso quasi esclusivamente dai Frati Minori Conventuali, l’assenza forzata di detti religiosi da molte delle località su elencate ha influito negativamente sul culto medesimo, per cui se oggi non è difficile trovare in quegli stessi luoghi un quadro o un’immagine pittorica che ricordi il Beato è diminuita e, a volte scomparsa la devozione a questo “insigne”, quanto umile Beato che, pur essendo stato raffigurato in ogni epoca ed in moltissime località, anche straniere, da ben tre secoli circa è rimasto semplicemente e solamente “Beato”.

Giorgio Alessandro Pacetti

sabato 18 gennaio 2025

Piglio, Un bel dono di Natale!

Mauro Federici, Giorgio Alessandro Pacetti e Mario Felli

Il Comune di Piglio ha ottenuto un finanziamento dalla Regione Lazio pari a 80.000 euro per la manutenzione straordinaria dell’area esterna della chiesa di "san Rocco-Madonna della Valle."

Il finanziamento regionale che abbiamo ottenuto -commentano con grande soddisfazione il sindaco di Piglio avv. Mario Felli-e Mauro Federici vice sindaco con deleghe Lavori pubblici-urbanistica. edilizia privata, rappresenta per noi una doppia opportunità: la prima è quella di renderci un paese ospitale nei confronti dei tanti turisti che decideranno di visitare gli affreschi di scuola giottesca e di Raffaello; la seconda nel rendere attrattiva e fruibile, agli occhi dei tanti turisti, la nostra meravigliosa cittadina".

Molto soddisfatto è anche Giorgio Alessandro Pacetti nella doppia veste storico di Piglio e copritore delle opere d’arte custodite nella chiesa di san Rocco-Madonna della Valle, così denominata in un atto notarile dei Colonna del 1599, che si trova all’ingresso del centro abitato di Piglio, sull’antica via francigena che porta a valle. 

L’edificio ingloba una antica edicola, da cui si accede dalla porta a sinistra dell’altare, contenente un affresco del 1300, raffigurante la Madonna delle Rose in trono con il Bambino, attorniata  dal Beato Andrea Conti, da San Giovanni Evangelista, da  San Leonardo e da Sant’Antonio Abate, attribuito alla scuola giottesca napoletana, rimesso in vista dal sottoscritto nel 1984.

Nella parete sinistra dell’aula ecclesiale, un altro affresco cinquecentesco della Madonna con il Bambino e S. Giovannino della Croce, rimesso in luce nel 2002.

La chiesa doveva essere ancora molto frequentata nel 1826, quando il Preposto della Collegiata espose al Santo Padre che nella Chiesa di S. Rocco si venerava una antichissima immagine di Maria SS.ma detta della Valle, “tenuta in grandissima venerazione non solo dai abitanti, ma dai forestieri dei limitrofi paesi”, e che desiderando incrementarne la devozione “e a mantenerla anco in futuro molto vi giova il Tesoro delle Indulgenze”, chiese la facoltà di poter conseguire l’indulgenza plenaria perpetua, che papa Leone XII, accordò solo per sette anni dal 1826 al 1833.

Sembrano cose di poco conto, ma io sono convinto che tutto ciò che parla del passato, che è testimonianza di storiche tradizioni, vanto e gloria della nostra Italia faro, un tempo lontano, di civiltà per popoli del mondo intero, meriti di essere valorizzato e… tanto più salvato per il bene della collettività”.

Giorgio Alessandro Pacetti

 

martedì 14 gennaio 2025

Piglio, le origini della Chiesa di S. Antonio Abate

Il numero elevato di edifici di culto presenti a Piglio è la testimonianza più eloquente di un passato ispirato alla pratica religiosa.

Le Chiese di Piglio possono essere divise in due grandi categorie: urbane e rurali.

Al primo gruppo appartengono oltre alla Collegiata Santa Maria Assunta, anche la chiesa di S. Antonio Abate, la cappellina di San Pietro in Vincoli sita (nella rocca del Castello), la chiesa di San Nicola (detta anche dell’Oratorio), la cappellina di San Sebastiano ora scomparsa (situata sotto l’Arco della Fontana), la chiesa di Santa Lucia e del Santuario della Madre Santissima (detta delle Rose).

Tali edifici si trovano tutti sullo stesso asse da Ovest ad Est, quasi lungo un grande ed ipotetico viale.

L’orientamento verso Est testimonia l’antichità degli impianti originari.

Mentre appartengono alla categoria rurale, il Santuario della Madonna del Monte, la Chiesa di San Rocco-Madonna della Valle, ubicate rispettivamente alle due estremità di Piglio, la Chiesetta degli Angeli (dedicata ai due Papi Pio XII e Paolo VI) in località “Lapillo” e la cappellina, dedicata a San Pietro in Tehano in località la “Civitella” nei pressi del Casale omonimo.

Parliamo ora delle origini della chiesa di S. Antonio Abate.

Il popolo pigliese a questo Santo ha dedicato una chiesetta ad est del paese alle porte di Piglio, dove in tempi passati c’era la transumanza delle greggi.

Da quanto risulta in un documento rinvenuto dal parroco don Marcello nell’archivio della Collegiata Santa Maria, questa chiesetta era anticamente utilizzata quale cappella ospedaliera.

Ne riportiamo il testo: “Orfeo da Ludovico della città d’Arezzo passando nel 1622 in Piglio fu invitato a servire l’ospedale allora esistente. Orfeo accettò come avevano fatto gli altri ospedalieri confermati da Mons. Antonio Seneca.

Nell’anno 1625 il sopra detto Orfeo non trovando in alcuna Chiesa l’immagine di S. Antonio si adoperò per la nascita della devozione del Santo.

Nel 1626 il medesimo Orfeo chiese ed ottenne dal Vescovo di Anagni, Mons. Gaspare Melis, di poter far celebrare la S. Messa nella cappella, dopo l’avvenuta benedizione.

I doni per arredare la cappella del necessario per la celebrazione eucaristica furono numerosi e sono elencati in un inventario conservato nell’archivio parrocchiale.

La Chiesa fu dotata subito anche di un campanile e di una campana.

Fu posto nella Chiesa anche un quadro di S. Antonio Abate fatto da Mattia Testa ed un quadro della Madonna del Carmine fatto da Pompilio Feraioli di Palestrina.

Nel 1633 lo stesso Orfeo volle fondare la Confraternita annessa alla Chiesa.

Nel 1640 Orfeo, vedendo che la devozione della gente cresceva di continuo, volle fare un’altra chiesa grande che terminò nel 1643.

Il Sig. Orfeo lasciò come disposizione che alla sua morte fosse sepolto in mezzo alla Chiesa da lui costruita”.

Dopo Orfeo sono stati i vari parroci a far rivivere questa graziosa Chiesa, costeggiata dalla via Francigena per raggiungere Subiaco e l’Abruzzo.

Proprio in questi tempi era d’uso che i ragazzini andassero a bussare alle porte delle case del Paese chiedendo frutta secca, da poter mangiare insieme ai poveri.

La comunità pigliese inaugura il ciclo delle festività annuali con la festa di S. Antonio che la chiesa commemora il 17 Gennaio.

Sant’Antonio, nell’iconografia antica e moderna è raffigurato vestito di un saio, con un bastone che termina con una T (greca) con ai piedi un maialino e sullo sfondo una umile grotta.

Chi era costui?

Sicuramente un noto personaggio dell’antichità, vissuto nel periodo del tardo impero romano, che vendette ogni suo bene e distribuì il ricavato ai poveri e che stanco di una vita agiata ed oziosa, si ritirò nel deserto dell’Egitto e si distinse in modo particolare per il dono della penitenza e della preghiera.

Fu fortemente tentato dal demonio, che gli portava cibi prelibati a base di carne di animali di ogni genere, ma il Santo, dedito alla penitenza ed ai digiuni, rifiutava scacciando il maligno.

Quale tentazione?

Il Santo invece di mangiare benediva gli animali che Dio Onnipotente, gli faceva ritrovare vivi e che restavano a fargli compagnia nella sua grotta di penitenza.

Considerato dalla tradizione un grandissimo esorcista, sembrava che bastasse pronunciare il suo nome perché il maligno si dileguasse. Si spense in santità dopo aver convertito al cristianesimo migliaia di pagani nel 358 D.C..

E’ proprio da questa diceria, nata nella notte dei tempi, che la pietà popolare ha annoverato S. Antonio Abate come protettore di tutti gli animali domestici di piccola e grossa taglia, tanto era la fama e le leggende che sono finite attorno a questo Santo, e che in ogni paese e in ogni contrada, è venerato come protettore degli animali.

Per quanto riguarda la tradizione pigliese la quale vuole che durante la processione venga portata la Statua del Santo attraverso le vie del paese, seguita da donne non maritate.

Anche per questa usanza c’è una pagana spiegazione: il Santo nei tempi più antichi era tenuto molto più in considerazione che oggi, in quanto la nostra civiltà contadina teneva molto agli animali da cortile i quali erano l’unico sostentamento per le famiglie di allora.

Pertanto metterli sotto la protezione di Sant’Antonio significava dare una benedizione affinché gli animali da cortile prosperassero.

Questo concetto di prosperità e di augurio si estese alle donne non maritate e a quelle senza figli. alle quali S. Antonio doveva provvedere, intercedendo presso Dio, affinché trovassero entro l’anno lo sposo o la fertilità.

Come gli antichi romani facevano offerte in questo periodo dell’anno in modo particolare al Dio Sole, generatore della vita, così è rimasta questa tradizione che, pur nell’aspetto pagano, rappresenta un atto di amore e di devozione.

Notizie in parte raccolte da don Marcello Coretti parroco di Piglio (dal 2000-al 2009)

Giorgio Alessandro Pacetti

lunedì 13 gennaio 2025

PIGLIO, Trecento anni fa veniva Beatificato Andrea Conti.

Correva l’anno 1724 il giorno 11 del mese di dicembre quando a Roma venne Beatificato frate Andrea Conti da Papa Innocenzo.

“Nato da nobile famiglia, Andrea dei Conti di Segni (conosciuto anche come Andrea d'Anagni, dal suo luogo di nascita, oppure, come si trova nel supplemento francescano al Martirologio Romano, che lo commemora il 17 febbraio, semplicemente come Andrea "dei Conti"), era nipote (di Rinaldo Conti, futuro papa Alessandro IV (1254-1261), a sua volta nipote di papa Gregorio IX (1227-1241), e parente stretto di un altro nativo di Anagni, Benedetto Caetani, anch'egli papa con il nome di Bonifacio VIII (1294-1303).

Con tali legami Andrea avrebbe potuto tranquillamente intraprendere una carriera ecclesiastica straordinaria, ma egli rinunciò a tutte le ambizioni di questo genere ed entrò nell'Ordine dei Frati Minori, dove rimase un semplice fratello converso per tutto il resto della sua vita.

Entrato nel monastero di San Lorenzo fondato da S. Francesco stesso (4 ott.), ottenne l'autorizzazione a vivere come eremita. I suoi distinti parenti mostrarono una certa riluttanza ad accettare la scelta di Andrea: nel 1295 suo zio, Alessandro IV, andò a trovarlo c gli pose sul capo un copricapo da cardinale ma «il nostro santo se lo tolse immediatamente, affermando che rifiutava quella carica».

Suo nipote, Bonifacio VIII, gli inviò in seguito le insegne cardinalizie, ma di nuovo egli si rifiutò di accettare l'onore di cui veniva insignito.

Uomo di lettere dotato, scrisse un libro sulla Vergine Maria che si dice «sia stato apprezzato dai dottori della Chiesa», ma che è andato perduto.

Oltre a ciò, ben poco si sa della sua vita, eccetto che fu tenuto in grande considerazione per la sua santità e per i miracoli compiuti sia in vita sia dopo la morte, e che «tormentato in vita da demoni, fu invocato per l'assistenza a coloro che chiedevano aiuto contro di essi».

Morì 1'1 febbraio 1302; il suo culto fu confermato nel 1724.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Piglio nel Lazio, beato Andrea dei Conti di Segni, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che, rifiutata ogni più alta dignità, preferì servire Cristo in umiltà e semplicità”.

Notizie riprese dal Martirologio: edizione 2004.

Giorgio Alessandro Pacetti

domenica 12 gennaio 2025

Piglio, la Via Francigena fra natura e segni di santità

Il legame di Piglio con la Via Francigena si sviluppa da quando San Francesco, passando per il Piglio, per raggiungere la vicina Subiaco, fondò un eremo divenuto poi convento con la chiesa annessa dove visse dal 1240 al 1302 il Beato Andrea Conti, zio di Bonifacio VIII.

Proprio lungo questa via si sviluppa un numero elevato di edifici di culto presenti a Piglio che sono la testimonianza più eloquente di un passato ricco di culto e di pratiche religiose.

Iniziamo il nostro viaggio, da Ovest ad Est, con i luoghi di culto che sono disseminati lungo la Via Francigena in un grande ed ipotetico viale. L’orientamento verso Est testimonia l’antichità degli impianti originari e precisamente:

la cappellina, dedicata a San Pietro in Tehano”, la Chiesetta degli Angeli (dedicata ai due Papi Pio XII e Paolo VI) in località “Lapillo”, la Chiesa di San Rocco-Madonna della Valle, custode di preziosi affreschi di scuola giottesca-napoletana e di Raffaello, il Santuario della Madre Santissima (detta delle Rose) custode di un affresco del 1400, la cappellina del pellegrino detta la Madonnella,  la chiesa di Santa Lucia, la Collegiata Santa Maria Assunta, la chiesa di San Nicola (detta anche dell’Oratorio), la cappellina di San Pietro in Vincoli sita (nella rocca del Castello), la chiesa di S. Antonio Abate, il Santuario della Madonna del Monte, il convento di San Giovanni dove ora ha la sede la Comunità “Nuovi Orizzonti” di Chiara Amirante e il convento francescano di San Lorenzo.

Le origini dei due santuari quello della Madre Santissima detta delle Rose e quello della Madonna del Monte sono in genere legate al culto popolare, ma non mancano collegamenti al verificarsi di fatti prodigiosi, con il ritrovamento di immagini sacre e con le apparizioni della Vergine Maria.

I titoli mariani più diffusi a Piglio sono quelli della Maria Assunta, della Madre Santissima, della Madonna delle Rose, della Madonna della Valle, della Madonna del Monte e dell’Addolorata a testimonianza del ricorso fiducioso del popolo verso la Madonna nelle necessità e nelle calamità che infierirono su Piglio e sui pigliesi. Significativi sono gli innumerevoli “ex voto” posti lungo le pareti dei sacri edifici per grazia ricevuta. Ora alla città di Piglio, ricca di vivi ricordi di storia, di santità, di cultura, oltre alle luci di San Francesco d’Assisi, del Beato Andrea Conti, del padre Francesco Rutini, del padre Felice Andrea Guanciali, della terziaria francescana Antonia Spirito, dell’umanista Benedetto de Pileo, di san Massimiliano Kolbe, del servo di Dio P. Quirico Pignalberi, si è aggiunto in ultimo in località Inzuglio-Santo Biagio, sempre lungo la Via Francigena, il “percorso contemplativo di Papa Wojtyla”, e la “Via Crucis” in ferro battuto, collocati in quella fetta di verde che sovrasta Piglio, e che fu tanto cara a Giovanni Paolo II. Ma non finisce qui!

Esiste oltre ad un paesaggio naturale, un paesaggio storico, nel quale valori ambientali ed archeologici sono complementari, dove accanto alla suggestiva ed eccezionale bellezza dei luoghi, troviamo un concentrarsi di elementi artistici appartenenti ad età e culture differenti e tutte di notevole livello qualitativo

Del resto i beni monumentali di età tardo romana sono già stati segnalati in una pubblicazione nella collana “Forma Italiae” cui si può aggiungere un altro tassello quale l’acquedotto romano, rinvenuto nel cimitero di Piglio nel corso dei lavori di sbancamento e resti del tempio di Giano.

Nel cimitero di Piglio è visibile un manufatto in muratura intonacato internamente con tanto di sfiato (acquedotto romano) che collegava le sorgenti di Romagnano con il tempio di Giano per proseguire verso il sottostante “Lago”. Quindi Piglio non è solo “Vino Cesanese” ma anche arte storia e cultura.

Questo è il nostro giacimento “petrolifero” che potrebbe dare una svolta all’economica locale.

Giorgio Alessandro Pacetti


sabato 11 gennaio 2025

Roma, biblioteca Vaccheria Nardi: tre autori per tre raccolte poetiche

“Poetando” continua a proporre nuove letture, e lo fa con la presentazione di tre raccolte poetiche presso la Biblioteca “Vaccheria Nardi” a Roma, a partire dalle 16,30 del prossimo 20 gennaio 2025.

Il ciclo di incontri di poesia così recita:

“C’è ancora un posto oggi per la poesia dell’anima, che vuole esprimere semplicemente le nostre emozioni?”

Domanda questa, che si presenta assolutamente semplice e innocente, ma che sicuramente si presta a varie interpretazioni nel cercare di fornire una risposta chiara e soprattutto esauriente tanti sono i fattori in campo che ne condizionano una visione oggettiva d’insieme.

Anzitutto il periodo storico: nell’epoca dell’A.I. e del WEB che avvolgono ormai le nostre vite influendo sulla capacità direzionale del pensiero e delle idee, abbiamo ancora bisogno di condividere stati d’animo, emozioni e sentimento attraverso sole e semplici parole? Ancorché le qualità citate sono innate e ritengo immutabili nell’essere umano, riusciranno a resistere – o meglio – a rimanere intatte rispetto all’evoluzione dettata dal tempo, dalla tecnologia e dal progresso che corre veloce? 

Senza voler allargare il campo d’azione oltre questi primi grandi quesiti, cercheranno di proporre delle risposte tre poeti del nostro tempo i quali, in un dibattito aperto si confronteranno sui temi proposti, non solo attraverso la presentazione delle loro ultime opere ma anche, attraverso una visione globale dell’intero mondo poetico.  

Ne parleranno il sottoscritto, Vinicio Salvatore Di Crescenzo con “La via alla foce” (PAV Edizioni), Enrico Frandino con “L’uomo di cenere”, (Ikonos edizioni) e Carmen Piccirillo con il suo “Oltre” (Aletti editore).

L’evento, organizzato presso la biblioteca “Vaccheria Nardi” in via Grotte di Gregna 37 a Roma, si inserisce in un ciclo di presentazioni denominato “Poetando”, ideato e realizzato da Luciana Raggi e Maurizio Mazzurco, da tempo ormai impegnati in attività a favore di autori di vari generi letterari e delle loro opere attraverso eventi letterari e culturali.

A partire quindi dalle 16,30 e con l’intervento del giornalista Francesco Preziuso, saremo in grado di scoprire la poesia del nostro tempo, conoscere come vengono narrati i propri sentimenti attraverso questa nobile espressione e infine – atto più sentito – entreremo nel pensiero e nella coscienza dei poeti attraverso i loro componimenti.

Locandina della biblioteca "Vaccheria Nardi" visionabile qui.

venerdì 10 gennaio 2025

PIGLIO, visitato da Santi, da Beati, da Venerabili e da Papi

Piglio, ricordato solo per il suo ottimo vino “Cesanese”, vuole continuare a proporre eventi diversi che possano dare sempre una immagine ampia e positiva del paese, visitato da Santi, da Beati, da Venerabili e da Papi.

giovedì 9 gennaio 2025

Boom di presenze al presepe del venerabile P. Quirico Pignalberi a Piglio

Anche questo anno i visitatori hanno potuto ammirare nella cornice di squisita povertà francescana lo spettacolo tenerissimo del presepio computerizzato, costruito con mezzi di fortuna, ma non senza una propria eleganza e particolarità dal compianto P. Quirico Maria Pignalberi OFM Conv., ora Venerabile, alla fine degli anni ’50 e successivamente custodito dagli “amici del presepe” che ne curano la manutenzione ordinaria.

Intorno alla rappresentazione centrale della Natività si svolgono le diverse attività del tempo e del luogo, in un paesaggio particolare e vario secondo i momenti della giornata: dall’aurora, al tramonto, alla notte, in un gioco di luci e di ombre, di attività e di riposo e… di attesa.

I visitatori hanno reso omaggio anche al sepolcro del suo ideatore presso la Cappella del Sacro Cuore all’estremità orientale del complesso francescano fondato da San Francesco.

Questa figura del Venerabile P. Quirico nobilita ulteriormente il sacro colle che vide nel 1200 i prodigi di santità del Beato Andrea Conti, che nel 1400 accolse i resti di Benedetto da Piglio, il più insigne tra gli umanisti laziali, e che nel 1700 fu scelto dal popolo pigliese come luogo dove elevare uno stupendo tempio barocco alla memoria dello stesso Beato e del martire Lorenzo.

La comunità francescana e gli amici del Convento hanno accolto i visitatori per far gustare loro per momenti d’intensa spiritualità che, nella visione del presepe, riportano all’evento di un Dio immenso fattosi Bambino per illuminare di fede, di pace e di speranza il sentiero dell’umanità pellegrina sulla terra.

La visita al presepe potrà essere effettuata, dietro richiesta, tutti i giorni fino al 1° febbraio 2025 festa liturgica del Beato Andrea Conti.

Un po’ di storia del presepe

Lo storico ed originale presepe, ideato e realizzato dal compianto P. Quirico in un locale sottostante il convento è stato costruito alla fine degli anni ’50 ed è rimasto in quel luogo fino al 2001, anno in cui il presepe venne smantellato, a seguito dei lavori di ristrutturazione del convento.

Dal 2002 al 2006 il presepe è stato fatto “rivivere”, in forma ridotta, nella chiesa settecentesca di San Lorenzo, adiacente al convento, occupando la cappellina del confessionale e successivamente ha trovato la definitiva allocazione nella vecchia vaccheria adiacente al convento.

Giorgio Alessandro Pacetti

lunedì 6 gennaio 2025

Nuove collaborazioni: Giorgio Alessandro Pacetti

Qualche settimana fa, con lo staff di Multimedia Art Projects - Arthera tv, abbiamo pensato di realizzare una nuova puntata del fortunato format televisivo "Itinerari - I tesori d'Italia" raccontando uno dei luoghi più suggestivi dell'alto frusinate: il convento di San Lorenzo. Un sito religioso con alle spalle una lunga storia di pace, sacrificio e preghiera: luogo simbolo per la comunità di Piglio. Ci è venuto in soccorso Giorgio Alessandro Pacetti, giornalista e figura di spicco nel recupero di opere architettoniche del Lazio, che del convento ne conosce segreti, virtù, storia e curiosità.

Apprezzatissimo il suo contributo, tant'è che lo abbiamo accolto con onore, partecipazione e orgoglio, nella squadra dei redattori del blog all'interno del sito ufficiale della nostra TV tanta si è dimostrata la sua competenza, la sua cultura e la sua passione per la storia dei luoghi, delle tradizioni e delle comunità susseguitesi nel tempo, soprattutto di quelle della sua Piglio.

Con molto piacere, personalmente, ho dedicato al giornalista e storico Giorgio Alessandro Pacetti, anche una sezione del mio blog all'interno del quale, avrò (e avremo) la fortuna di essere informati sulla vita culturale di questa parte del Lazio: su eventi, manifestazioni e curiosità del mondo dell'arte e della cultura locali.

Di seguito, un profilo biografico di Giorgio, al quale auguro un buon lavoro, una buona permanenza in questo blog e soprattutto al quale rivolgo un sentito compiacimento per il suo contributo continuo all'informazione e alla cultura, quantunque alla sua età, proponga ancora con estrema agilità  una fresca energia e una smisurata  passione per un sapere in continuo aggiornamento e certamente fuori dal comune.

"Giorgio Alessandro Pacetti è stato iscritto al Collegio dei Geometri della Provincia di Frosinone dal 1967 al 2016; è stato Giudice della Commissione Tributaria Provinciale di Frosinone dal 1974 al 2016; è Ispettore Onorario per i Beni Ambientali ed Architettonici del Lazio dal 1985; è giornalista pubblicista ed ex Responsabile di Italia Nostra dei paesi del Nord Ciociaria; è stato  Presidente della Consulta dei Comitati Pendolari del Lazio; attualmente, è responsabile della Sezione Ufologia Fiorentina (SUF) del Lazio, È un cultore e valorizzatore delle tradizioni locali nonché socio fondatore del “Centro Culturale Musicale Benedetto da Piglio” dal 1996; è inoltre socio fondatore dell’AIDO Gruppo Comunale di Piglio (1984) e della sezione Provinciale di Frosinone (1986). È Presidente emerito del gruppo “M.I. ven. P. Quirico Pignalberi e Segretario emerito del Comitato B. Andrea Conti. In quest'ambito riveste ancora oggi a 83 anni, un compito che in pochi hanno portato avanti per così tanto tempo, dal 1947 a tutt'oggi è infatti  chierichetto presso il convento di San Lorenzo a Piglio.

Pacetti si è distinto inoltre per il recupero del patrimonio monumentale ed artistico di Piglio e più precisamente nei confronti del Santuario della Madonna del Monte a Piglio che era adibito a ricovero degli animali: del Convento e della Chiesa di San Lorenzo; della Chiesa rurale di San Rocco-Madonna della Valle, edificio in cui ha scoperto il 26 Dicembre 1984 un affresco di scuola giottesca che è stato ripristinato ad opera della Soprintendenza del Lazio. Sempre nella stessa Chiesa, il 28 Settembre 2002, ha scoperto un affresco raffigurante la Madonna della Valle con il Bambino e San Giovanni Battista del quale è in corso l’attribuzione dell’opera. E ancora, nel 1990 presso il Cimitero di Piglio ha evitato che ad opera di una ruspa andassero distrutti i resti di un acquedotto romano che dalla località Romagnano portava acqua fino alla sottostante zona denominata “Lago” dove a tutt’oggi risultano i muri di contenimento di un manufatto per il contenimento dell’acqua".

Tante le opere  di cui Giorgio si è fatto paladino nel contrastarne la distruzione e la dispersione. E tante le attività in favore della collettività messe in campo dal medesimo per il solo piacere di restituire quanto la tradizione e la storia hanno conservato (resistendo a guerre e ad incurie) e lasciato a quelle comunità nel corso dei secoli, di cui egli stesso si è fatto portavoce e alfiere.

Grazie di cuore Giorgio!

domenica 5 gennaio 2025

Piglio (FR), Giorgio Alessandro Pacetti, chierichetto da 78 anni: è "record"

Anche adesso, che di anni ne ha 83, Giorgio Alessandro Pacetti ogni domenica si presenta di buon mattino nella chiesa San Lorenzo a Piglio, comune del frusinate, per “servire la Messa”.

Nel suo curriculum, nei 78 anni da chierichetto, ha servito la "Santa Messa" ai Parroci, a P. Quirico Pignalberi ora venerabile, a Cardinali, a Vescovi, a Padri Francescani, a Padri Passionisti e a Padri Oblati.

E’ infatti un vero e proprio record dei chierichetti quello di Pacetti, storico locale, giornalista pubblicista (è anche collaboratore di ArtHera TV Multimedia Art Projects) e memoria delle vicende storiche, artistiche e religiose del suo paese.

Ma lasciamo che sia il diretto interessato a raccontarci un po’ della sua longevità da chierichetto: 

«Correva l’anno 1947, il giorno 6 del mese di gennaio per la precisione, quando da bambino per la prima volta ho indossato la “cotta” per servire la Messa nella collegiata Santa Maria Assunta. Il parroco di allora, don Pio Appetecchia, era circondato da uno stuolo di chierichetti che prestavano servizio all’altare. Il numero delle Messe della domenica a Piglio erano al mattino tre: si iniziava con la Messa “prima” delle 6, alla quale partecipavano gli artigiani e tutte le persone che dovevano aprire le botteghe di generi alimentari, ora scomparse; per proseguire poi con la Messa del fanciullo delle 9 e con quella delle 11. I battesimi venivano fatti nel pomeriggio della domenica alla presenza dell’ostetrica condotta, del parroco, dei genitori del bambino, dei padrini e di due chierichetti che ricevevano una piccola ricompensa in denaro e un “cantoccio” di pane che veniva poi deposto nell’armadio della sagrestia a disposizione dei bisognosi. Le persone defunte venivano portate in chiesa alla vigilia del funerale e posizionate nella navata sinistra per tutta la notte. Il giorno dopo veniva celebrato il funerale e, terminata la funzione, veniva poi accompagnato al cimitero su un “carrettone” trainato da due cavalli. Anche per questo servizio i chierichetti venivano retribuiti dai familiari del defunto. Nel periodo della Pasqua i chierichetti avevano alcune incombenze: dovevano procurare la legna da ardere che serviva alla vigilia per il fuoco e dovevano accompagnare il sacerdote per la benedizione delle case. Per l’occasione ricevevano dalle famiglie uova e dolci».

Gran bei ricordi quelli di Giorgio Alessandro Pacetti. Frammenti di un mondo ormai scomparso ma che sarebbe utile tramandare per quanto possibile più a lungo, per non dimenticare ciò che siamo stati e farci riflettere su quanto il mondo intorno a noi muti così velocemente.

A fianco: Convento di San Lorenzo

 



"Bloody Movies" di Luca Musk. Omaggio a cinque maestri del brivido

L'artista scenografo e grafico Luca Muscio, in arte Luca Musk, ha reso omaggio ad alcuni maestri del cinema italiano attraverso una personale mostra denominata “Bloody Movies”, apertasi lo scorso 5 dicembre 2024 e visitabile solo su prenotazione fino al prossimo 4 febbraio 2025.

Allestita presso il suo studio di Roma, in via della Fisica 37, l’esposizione offre uno spaccato del cinema horror italiano attraverso una serie di opere realizzate in analogic art e digital art, che ripercorrono alcuni decenni di storia di questo importante filone cinematografico.

Un genere - quello Horror - che ha creato non pochi interrogativi all’interno dei quali, toni spesso contrapposti, hanno sostenuto tesi di diversa natura nei confronti della dicotomia cinema autoriale - cinema di genere.

L’horror ha rappresentato infatti una profonda novità in grado di erogare picchi di alta tensione emozionale -  sempre crescenti - sapientemente attivati da parte degli addetti ai lavori. Fotogrammi, finalizzati soprattutto a scuotere l’inconscio in ogni spettatore, a compenetrarne l'emotività allo scopo di raggiungere  una suspence senza soluzione di continuità e tale da lasciare lo spettatore più volte senza fiato nel corso dello scorrere della pellicola.

"Bloody movies" ripercorre alcune delle tappe più importanti del genere horror, offrendo una retrospettiva nei confronti di cinque maestri del brivido quali Dario Argento, Mario Bava, Lucio Fulci, Pupi Avati e Michele Soavi.

L'esposizione, intende raccontare i segreti di questi cinque maestri del brivido, e lo fa attraverso la sensibilità e lo sguardo attento e creativo di Luca Musk, acuto osservatore e attento interprete di un pezzo di storia del cinema di genere italiano.

Un significativo contributo, è stato fornito altresì dalla disegnatrice Larosa Purpurea, e dai critici Giovanni Gifuni, Plinio Perilli e Roberto Lasagna i quali, hanno proposto una propria visione estemporanea nei confronti delle opere in esposizione e sul tema del cinema di genere in particolare.

Hanno infine dato un suggestivo tocco all’intera carrellata di opere, la quale ha inteso così celebrare l'attività dei cinque maestri e con essi l'importanza di questo particolare filone nel panorama cinematografico nazionale e internazionale, gli scatti di Franco Bellomo, fotografo di scena di Dario Argento, e quelli di Mimmo Cattarinich, fotografo di scena al fianco di grandi registi tra i quali Federico Fellini, Franco Zeffirelli, Pier Paolo Pasolini e molti altri, motivo per il quale fu definito il "fotografo del grande cinema".

 


sabato 4 gennaio 2025

Il museo Battisti in tour

Quando si parla di autori nel mondo della musica che hanno lasciato un segno profondo e permanente scrivendo pagine importanti nella storia della musica italiana, non si può non pensare a Lucio Battisti, vera e propria icona della musica leggera italiana e non solo durante i quasi quarant’anni di attività in cui è circolata la sua musica. 
Anche oggi infatti, a distanza di 26 anni dalla sua scomparsa, le sue canzoni riescono a ritagliarsi un ampio spazio in quell'ambìto terreno riservato alla musica d’élite sebbene generi, pubblico e gusto estetico siano profondamente mutati.

Lucio, con le sue canzoni, ha fatto innamorare generazioni di ascoltatori attraverso uno stile originale, innovativo anche nel modo di accordare musica a parole. Fu pioniere autentico nel cercare quelle sonorità e quegli accostamenti tra le note,  mai troppo semplici o scontati piuttosto originali, identificativi di un patrimonio genetico creativo, quasi fosse un marchio di fabbrica non replicabile né falsificabile.

Proprio il suo paese natale, Poggio Bustone in provincia di Rieti, ospita dallo scorso gennaio 2024 il  "Museo Battisti" interamente a lui dedicato. Al suo interno, oggetti appartenuti al celebre cantante, lettere indirizzate ai suoi cari e le prime sue chitarre attraverso cui scoprì la passione per la musica che sfocerà più tardi in un successo planetario. 
Nel museo, sono esposte inoltre anche sue litografie. Si perché Lucio, oltre a saper progettare e costruire atmosfere attraverso il pentagramma, fu in grado di esprimere la sua sensibilità artistica anche attraverso immagini, spesso collegate proprio ai suoi brani più celebri.

L’idea di un museo a lui dedicato, apprezzatissima dai fan del cantante, è venuta a Giuseppe Bonomo e  Andrea Barbacane, figlio della sorella di Lucio, i quali hanno così esaudito un preciso desiderio espresso in testamento da suo padre Alfiero: rendere fruibili gli oggetti appartenuti a Lucio che il genitore stesso ha voluto mettere a disposizione del museo. Sono stati così rispolverati alcuni degli oggetti del celebre cantautore e allestita una vera e propria esposizione visitabile non solo a Poggio Bustone in via Roma 26, a pochi metri dalla casa natale del cantante, ma anche in varie località d’Italia mediante un organizzato tour che toccherà varie città del nostro Paese.

Inizia così, dalla sala "Esperienza Europa - David Sassoli" in Piazza Venezia a Roma, il viaggio del museo itinerante, ed è proprio in questa sede, la prima in ordine di uscita, che ho incontrato, assieme allo staff di Multimedia Art Projects - ArtHera TV, il direttore del Museo Battisti Giuseppe Bonomo, il quale mi ha gentilmente concesso un'intervista che sarà fruibile a breve sui Canali di ArtHeraTV.

L’auspicio è quello che grandi personaggi le cui arti hanno saputo conquistare una platea importante e saputo offrire atmosfere evocanti passaggi della vita di ognuno, non siano dimenticati ma anzi, presi a esempio e studiati per la loro capacità di emozionare attraverso genio e talento posseduti. E Lucio Battisti, che di queste qualità è stato portatore, ne rappresenta testimonianza inconfutabile e realizzazione naturale.