Le Chiese di Piglio possono essere divise in due grandi categorie: urbane e rurali.
Al primo gruppo
appartengono oltre alla Collegiata Santa Maria Assunta, anche la chiesa di S.
Antonio Abate, la cappellina di San Pietro in Vincoli sita (nella rocca del
Castello), la chiesa di San Nicola (detta anche dell’Oratorio), la cappellina
di San Sebastiano ora scomparsa (situata sotto l’Arco della Fontana), la chiesa
di Santa Lucia e del Santuario della Madre Santissima (detta delle Rose).
Tali edifici si
trovano tutti sullo stesso asse da Ovest ad Est, quasi lungo un grande ed
ipotetico viale.
L’orientamento verso
Est testimonia l’antichità degli impianti originari.
Mentre appartengono
alla categoria rurale, il Santuario della Madonna del Monte, la Chiesa di San
Rocco-Madonna della Valle, ubicate rispettivamente alle due estremità di
Piglio, la Chiesetta degli Angeli (dedicata ai due Papi Pio XII e Paolo VI) in
località “Lapillo” e la cappellina, dedicata a San Pietro in Tehano in località
la “Civitella” nei pressi del Casale omonimo.
Parliamo ora delle origini della chiesa di S. Antonio Abate.
Il popolo pigliese a questo Santo ha dedicato una chiesetta ad est del paese alle porte di Piglio, dove in tempi passati c’era la transumanza delle greggi.
Da quanto risulta in un documento rinvenuto dal parroco don Marcello nell’archivio della Collegiata Santa Maria, questa chiesetta era anticamente utilizzata quale cappella ospedaliera.
Ne riportiamo il testo: “Orfeo da Ludovico della città d’Arezzo passando nel 1622 in Piglio fu invitato a servire l’ospedale allora esistente. Orfeo accettò come avevano fatto gli altri ospedalieri confermati da Mons. Antonio Seneca.
Nell’anno 1625 il
sopra detto Orfeo non trovando in alcuna Chiesa l’immagine di S. Antonio si
adoperò per la nascita della devozione del Santo.
Nel 1626 il medesimo
Orfeo chiese ed ottenne dal Vescovo di Anagni, Mons. Gaspare Melis, di poter
far celebrare la S. Messa nella cappella, dopo l’avvenuta benedizione.
I doni per arredare
la cappella del necessario per la celebrazione eucaristica furono numerosi e
sono elencati in un inventario conservato nell’archivio parrocchiale.
La Chiesa fu dotata
subito anche di un campanile e di una campana.
Fu posto nella Chiesa anche un quadro di S. Antonio Abate
fatto da Mattia Testa ed un quadro della Madonna del Carmine fatto da Pompilio
Feraioli di Palestrina.
Nel 1633 lo stesso
Orfeo volle fondare la Confraternita annessa alla Chiesa.
Nel 1640 Orfeo, vedendo che la devozione della gente cresceva di continuo, volle fare un’altra chiesa grande che terminò nel 1643.
Il Sig. Orfeo lasciò come disposizione che alla sua morte fosse sepolto in mezzo alla Chiesa da lui costruita”.
Dopo Orfeo sono stati
i vari parroci a far rivivere questa graziosa Chiesa, costeggiata dalla via
Francigena per raggiungere Subiaco e l’Abruzzo.
Proprio in questi tempi era d’uso che i ragazzini andassero a bussare alle porte delle case del Paese chiedendo frutta secca, da poter mangiare insieme ai poveri.
La comunità pigliese
inaugura il ciclo delle festività annuali con la festa di S. Antonio che la
chiesa commemora il 17 Gennaio.
Chi era costui?
Sicuramente un noto personaggio dell’antichità, vissuto nel
periodo del tardo impero romano, che vendette ogni suo bene e distribuì il
ricavato ai poveri e che stanco di una vita agiata ed oziosa, si ritirò nel
deserto dell’Egitto e si distinse in modo particolare per il dono della
penitenza e della preghiera.
Fu fortemente tentato dal demonio, che gli portava cibi
prelibati a base di carne di animali di ogni genere, ma il Santo, dedito alla
penitenza ed ai digiuni, rifiutava scacciando il maligno.
Quale tentazione?
Il Santo invece di mangiare benediva gli animali che Dio Onnipotente, gli faceva ritrovare vivi e che restavano a fargli compagnia nella sua grotta di penitenza.
Considerato dalla tradizione un grandissimo esorcista,
sembrava che bastasse pronunciare il suo nome perché il maligno si dileguasse.
Si spense in santità dopo aver convertito al cristianesimo migliaia di pagani
nel 358 D.C..
E’ proprio da questa diceria, nata nella notte dei tempi,
che la pietà popolare ha annoverato S. Antonio Abate come protettore di tutti
gli animali domestici di piccola e grossa taglia, tanto era la fama e le
leggende che sono finite attorno a questo Santo, e che in ogni paese e in ogni
contrada, è venerato come protettore degli animali.
Per quanto riguarda
la tradizione pigliese la quale vuole che durante la processione venga portata
la Statua del Santo attraverso le vie del paese, seguita da donne non maritate.
Anche per questa
usanza c’è una pagana spiegazione: il Santo nei tempi più antichi era tenuto
molto più in considerazione che oggi, in quanto la nostra civiltà contadina
teneva molto agli animali da cortile i quali erano l’unico sostentamento per le
famiglie di allora.
Pertanto metterli
sotto la protezione di Sant’Antonio significava dare una benedizione affinché
gli animali da cortile prosperassero.
Questo concetto di
prosperità e di augurio si estese alle donne non maritate e a quelle senza
figli. alle quali S. Antonio doveva provvedere, intercedendo presso Dio,
affinché trovassero entro l’anno lo sposo o la fertilità.
Come gli antichi
romani facevano offerte in questo periodo dell’anno in modo particolare al Dio
Sole, generatore della vita, così è rimasta questa tradizione che, pur
nell’aspetto pagano, rappresenta un atto di amore e di devozione.
Notizie in parte raccolte da don Marcello Coretti parroco di Piglio (dal 2000-al 2009)
Giorgio Alessandro Pacetti
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