Una corsa dentro la poesia del 900
I Fiumi
Naturalmente siamo ancora in viaggio e da qualche tempo ci
fa compagnia Giuseppe Ungaretti. La poesia che oggi ci conduce dentro il suo
mondo, e soprattutto, che continua a raccontarci in che modo e con quale
profondità emotiva ha vissuto la guerra, esperienza che il poeta come sappiamo
ha affrontato in prima persona, si intitola I Fiumi:
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato
Mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull'acqua
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole
E qui meglio
Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo
È quando
Non mi credo
In armonia
Mani
Che m’intridono
Mi regalano
La rara
Felicità
Le epoche
Della mia vita
I miei fiumi
Al quale hanno attinto
Duemil’anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.
Che mi ha visto
Nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle distese pianure
E in quel suo torbido
Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto
Contati nell'Isonzo
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch'è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre
Non c’è dubbio, che Ungaretti in questo componimento ostenta uno dei pochi momenti di relativa tranquillità in un contesto in cui è difficile che ciò avvenga. Una parentesi dentro un conflitto che egli, attraverso il suo racconto, fa intendere come una fugace riconciliazione con la vita e con l’universo seppur tra morti e distruzione.
Questa esperienza maturata attraverso un momento di riposo lungo il fiume Isonzo, riesce in qualche modo a sospendere il tempo e le sue angustie, conducendolo verso i ricordi all’interno dei quali vede ed elenca i tutti suoi fiumi passati. Quelli dei suoi genitori, quelli che lo hanno visto crescere e maturare, della sua vita e lungo il corso del tempo. Tutti racchiusi in quell’Isonzo che pungola la sua nostalgia. Si, perché proprio questo è il sentimento che prevale nella sofferenza del presente.
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