"Alle fronde dei salici"
Quanto aspra e crudele può essere una guerra?
Gelo dei cuori, respiri appesi al filo d’una vita, che tra le urla di dolore e morte vale molto meno di una lacrima che solca la guancia sporca di pianto e di atroci sofferenze. E il poeta, non ne riesce a cantare nessun verso, dacché proprio perché tale, avverte con maggior impeto l’impatto devastante dentro il petto.
Terremoto che scuote l’anima sensibile che non lo sa schivare, ma che passiva, ne subisce ancor di più la forza bruta. Terremoto che toglie la voce; che stordisce e acceca ogni futuro.
Questo il senso di un componimento che Salvatore Quasimodo ha chiamato “Alle fronde dei Salici”. Come può un poeta raccontare sensazioni in un contesto di atroce sofferenza. Qualcosa di più grande lo impedisce ed è la guerra.
Alle fronde dei Salici
E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
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